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Di Stefano tace sulla mazzetta ma si difende sull'amico sparito

Di Stefano tace sulla mazzetta ma si difende sull'amico sparito

Roma - Marco Di Stefano prende tempo. Il deputato del Pd (autosospeso), indagato per la presunta maxitangente da 1,8 milioni di euro che avrebbe incassato dai costruttori romani Pulcini, ieri nel faccia a faccia con i pm ha scelto una doppia strategia. Arrivato in procura poco dopo le dieci, accompagnato dal suo avvocato, Francesco Gianzi, Di Stefano nelle quattro ore passate con i magistrati ha infatti deciso di avvalersi della facoltà di non rispondere relativamente ai capi di imputazione contestati. Nessuna risposta, insomma, sulla questione - collegata alla presunta tangente - dei due palazzi di via del Serafico di proprietà dei Pulcini che l'allora assessore Di Stefano avrebbe fatto affittare alla Lazioservice a oltre 7 milioni di euro l'anno. E nessuna anche sulle altre contestazioni, tra le quali la vicenda della laurea telematica «pagata».

Ma se da indagato il politico ha preferito restare in silenzio, da teste ha invece risposto alle domande dei magistrati. Che gli hanno chiesto lumi sulla misteriosa sparizione di Alfredo Guagnelli, suo ex collaboratore quando Di Stefano era assessore nella giunta Marrazzo, e «gratificato» anch'egli, secondo la procura, di una tangente di 300mila euro. Di Guagnelli non si sa più nulla dall'ottobre del 2009, e i pm indagano per omicidio. L'ultima persona a vederlo è stato proprio Di Stefano. Che, oltre ai rapporti di affari e di amicizia, con Guagnelli avrebbe condiviso anche altro. L'attuale compagna del deputato, Claudia Ariano, dirigente di Lazioservice, avrebbe in passato avuto una relazione sentimentale proprio con Guagnelli. Sul «giallo» della scomparsa dell'amico, compagno di viaggi e collaboratore, Guagnelli avrebbe confermato la versione già data, ribadendo di aver incontrato l'uomo la sera in cui è sparito, sotto la sede della Regione. Da allora, l'unico segnale è un sms arrivato al fratello di Guagnelli, Bruno, da un numero sconosciuto, in cui Alfredo lo tranquillizzava spiegandogli che avrebbe dovuto sottoporsi a un intervento.

Un messaggio che Bruno ha sempre sospettato essere falso.

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