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Lo stop di Mattarella alle elezioni in estate

Franceschini «uomo del Colle» convince Matteo a posticipare il voto

Lo stop di Mattarella alle elezioni in estate

Roma - Dunque, giugno è già saltato e anche a ottobre, dicono a Montecitorio, sarà difficile che si vada alle urne. Elezioni a febbraio, alla scadenza naturale? Visto dal Quirinale questo dovrebbe essere un successo perché, si sa, per il ruolo stesso del Colle, nessun presidente della Repubblica gradisce mai interrompere la legislatura prima del tempo. Eppure, come ripete dal 5 dicembre, il giorno dopo il referendum, Sergio Mattarella anche stavolta non ne fa questione di data, ma di «regole». Per lui le elezioni anticipate «non sono un tabù, purché vengano armonizzati i sistemi di voto e si eviti una sicura ingovernabilità.

Ufficialmente il capo dello Stato non mette bocca sul travaglio del Pd, nonostante le onde lunghe che la turbolenta direzione del partito ha riversato sul governo Gentiloni. In via più riservata invece, grazie al filo diretto stabilito con Dario Franceschini, azionista di maggioranza nei gruppi parlamentari e principale alleato di Matteo Renzi, Mattarella ha ottenuto che l'ex premier scartasse l'opzione di andare alle urne in estate, precipitando il Paese in una campagna elettorale proprio a ridosso di alcuni importanti impegni internazionali, dall'anniversario del Trattato di Roma, al G7 di Taormina.

Prossima frontiera, ottobre, un mese dopo la maturazione dei contributi e delle indennità di deputati e senatori. Tuttavia a ottobre ci sarà la legge di Stabilità in vista, toccherà prevedere tagli, sacrifici, forse pure qualche tassa per evitare le sanzioni europee. E come si fa ad aprire una campagna politica mettendo a punto una manovra lacrime e sangue?

Senza contare che, al momento, in Parlamento la discussione sulla riforma elettorale non è nemmeno cominciata. Poche idee ma confuse, solo vaghe dispute su capilista bloccati e premi di coalizione, zero fatti concreti. E questo, più del resto, preoccupa il capo dello Stato. «Un buon cittadino è quello che rispetta le regole - ha spiegato a un gruppo di studenti -. Le regole sono fatte per consentire a tutti di svolgere in modo ordinato la propria attività, e vanno rispettate, nessuno può pretendere di forzare le condizioni a proprio vantaggio e a danno degli altri perché sarebbe prepotenza». Come dire: le regole, cioè le leggi elettorali, devono essere equilibrate e non possono essere fatte su misura per uno schieramento o per l'altro.

Ma soprattutto devono essere fatte, non si può più aspettare.

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