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Stop alle toghe in pensione: faida Csm-Consiglio di Stato

Accolte le ragioni dei giudici contro l'uscita a 70 anni. L'ira del Consiglio superiore della magistratura: ricorso infondato. Il guardasigilli Orlando: il governo si oppone

Stop alle toghe in pensione: faida Csm-Consiglio di Stato

La vecchiaia divide i magistrati: il Csm contro il Consiglio di Stato e la bocciatura del pensionamento a 70 anni. Anche il governo attacca a testa bassa: «Assurdo».La prospettiva di appendere la toga al chiodo con un po' d'anticipo rispetto ai tre quarti di secolo, per far largo ai giovani e godersi un profumato vitalizio che il resto degli italiani può solo sognare, fa litigare i giudici e spezza la cinghia di trasmissione col Pd di governo, mandando all'aria l'unità costruita in vent'anni e passa di caccia al leader del centrodestra. Al centro della contesa quella che, nel giugno del 2014, il premier e il ministro della pubblica amministrazione Marianna Madia avevano definito «una rivoluzione»: i due s'erano messi in testa di creare 15.000 nuovi posti di lavoro e, al tempo stesso, di svecchiare la Pa. E con decreto (poi convertito in legge) avevano stabilito tra l'altro - l'abbassamento a 70 anni del limite di permanenza in servizio di professori universitari e magistrati, per i quali la soglia era in precedenza fissata al compimento del settantacinquesimo compleanno. Per non creare vuoti ai vertici degli uffici giudiziari, il governo aveva differito al 31 dicembre 2015 l'efficacia della misura, prima di prorogare ulteriormente il termine alla fine del 2016, sotto la pressione delle toghe. Una concessione che, evidentemente, non è bastata: Mario Cicala (ex presidente dell'Anm), Antonio Merone e Antonino Di Biasi, in forza alla sezione tributaria della Corte di Cassazione, hanno presentato ricorso al Presidente della Repubblica. A loro si sono aggiunti Carminantonio Esposito, presidente del tribunale di Sorveglianza di Napoli, e Giuseppe Vignola, procuratore generale di Lecce. Come da procedura, Sergio Mattarella ha girato l'incartamento al Consiglio di Stato, per il relativo parere. E la Seconda sezione presieduta da Sergio Santoro ha sospeso in via cautelare il provvedimento di collocamento a riposo anticipato, in attesa che il ministro della giustizia ed il Csm forniscano la documentazione utile a valutarne «l'incidenza sulla funzionalità dell'ufficio ricoperto, tenendo conto sia del tempo necessario per la nuova copertura dell'incarico, sia del prevedibile disagio organizzativo e funzionale» che potrebbe derivare «dall'esecuzione del provvedimento» in attesa del giudizio di merito. L'ordinanza della Seconda sezione, pur circoscritta negli effetti ai soli ricorrenti, riguarda nei fatti una platea ben più ampia: sono ben 84 i magistrati per i quali il Csm ha già deliberato la cessazione dalle funzioni per raggiunti limiti d'età. Tra essi il pm milanese Ferdinando Pomarici; Franco Sebastio, capo della Procura di Taranto; il pg di Torino, Marcello Maddalena, e il suo collega Raffaele Guariniello, procuratore aggiunto nella città della Mole. La voragine aperta, insomma, è di quelle potenzialmente senza fondo. «Di certo questo è un bel pasticcio istituzionale», commenta Maddalena, pensando alle gatte che il Csm avrà da pelare di fronte alla montagna di domande di trasferimento presentate da una marea di magistrati con preferenza per le sedi indicate come vacanti ed ora di colpo da restituire ai pensionandi non più pensionati. Non a caso, da Palazzo de' Marescialli arrivano segnali di guerra: mentre il vicepresidente Giovanni Legnini punta il dito contro il Consiglio di Stato parlando di «provvedimento abnorme», ieri il plenum (con la sola astensione del presidente della Suprema Corte, Giorgio Santacroce) ha invitato il ministro della Giustizia ad opporsi, dando mandato all'Avvocatura dello Stato di chiedere che i 5 ricorsi siano decisi dal Tar del Lazio, senza rinunciare a valutare l'opportunità di un'impugnazione davanti alle Sezioni unite civili della Cassazione. A stretto giro di agenzia da via Arenula è giunto il sostegno del guardasigilli Andrea Orlando: «Ricorreremo in tutte le sedi consentite: la prima azione sarà una richiesta di riesame al Consiglio di Stato». Non alle intercettazioni, neppure alla separazione delle carriere: per riformare la magistratura serviva mettere mano alle pensioni.

Funziona così, in Italia.

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