Cronache

La strage dei cento gattini. Fiamme tra le gabbie del centro che cura i mici

L'incendio, forse causato da un cortocircuito, ha ucciso i felini. Anche la vecchia sede era bruciata

La strage dei cento gattini. Fiamme tra le gabbie del centro che cura i mici

I volontari non se ne capacitano. Il rifugio di via Turati a Rho, provincia di Milano, l'avevano costruito con le loro mani dopo che il gattile precedente, più piccolo e rudimentale, era andato a fuoco nel 2001. Cortocircuito, parte degli animali ospitati morti tra le fiamme. Allora l'associazione si era spostata in periferia: più spazio per accogliere gatti e anche cani, più libertà, meno fastidi per il vicinato. Ora, però, la storia si ripete. Un incendio nelle prime ore di ieri ha distrutto completamente la struttura, facendo una strage: almeno una novantina di gatti, su un centinaio in totale, sono stati uccisi dal fumo e dalle fiamme. I rilievi devono ancora essere fatti, e porteranno via alcuni giorni, ma secondo gli inquirenti la causa sarebbe, di nuovo, un cortocircuito del quadro elettrico.

«Dei sacrifici di tutti questi anni non è rimasto niente», si tormenta Paola Baronio, volontaria di «Dimensione Animale», la Onlus che gestisce il gattile. Il rogo è scoppiato tra le 3 le 4 di notte, ad accorgersene sono stati i residenti delle palazzine antistanti. Quando i vigili del fuoco sono arrivati sul posto hanno trovato la struttura già completamente invasa dalle fiamme: sono riusciti solo a intervenire prima che l'incendio raggiungesse l'area che ospitava i 6 cani, tutti salvi. La quasi totalità dei felini che ci vivevano, invece, è morta: la struttura è divisa in zone delimitate e chiuse, comprese alcune stanzette, che hanno impedito la fuga della maggior parte degli animali. I cuccioli, i gatti più anziani e quelli con particolari patologie o sottoposti a terapie, inoltre, dormivano in gabbie apposite. «Si sono fuse pure quelle», commentano sconsolati gli operatori. La conta dei sopravvissuti è difficile: dato il caos e il via vai di persone è improbabile che quelli scampati al rogo si facciano vedere. Eppure, appena ne spunta uno, i volontari lo riconoscono e lo chiamano per nome: «Sam!», «Mimosa!», «Noa!». Sono una decina per ora quelli identificati come vivi, dieci su cento. «Abbiamo posizionato dentro il gattile le fototrappole, per vedere se nella notte ne tornano altri - continua Paola Baronio -. Stasera (ieri sera, ndr) saremo ancora qui per fare un primo bilancio». Nel frattempo fuori è stato allestito un piccolo presidio temporaneo con una quindicina di cucce, se mai qualche altro superstite dovesse vincere la paura e ritornare. Del rifugio aperto nel 2007 è rimasto ben poco: il tetto è in parte crollato e ciò che era all'interno - giochi, ciotole, coperte, trasportini - è ridotto a macerie annerite e plastica fusa. L'incendio sembra essere partito dalla zona dell'ingresso, dove si trovava il quadro elettrico: questo, insieme al fatto che non sarebbero stati rinvenuti segni di infrazione, fa propendere per l'ipotesi dell'incidente. Anche perché in questi anni l'associazione non mai ricevuto lamentele né intimidazioni, né tantomeno ci sono mai stati episodi di vandalismo.

I 50 operatori che si danno il cambio nel rifugio 365 giorni all'anno pensano già a come riprendere l'attività e a dove accogliere gli animali scampati alla tragedia. Il timore è che, tra le indagini e la bonfica che dovrà seguire, i tempi per ritornare nello spazio di via Turati si facciano troppo lunghi. Loro sperano di avere in concessione dal Comune un'altra area altrove, anche se si tratterebbe del terzo pellegrinaggio del gattile rhodense. Alcune volontarie tengono in mano tre fogli a righe strappati da un quadernone su cui hanno scritto in grande gli estremi per le donazioni (Iban IT 42 E 05584 20500 000000018432, altre indicazioni sulle offerte sono presenti sulla pagina Facebook di Dimensione Animale Rho).

Oggi bisogna rimboccarsi le maniche, di nuovo.

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