Politica

Strage di Istanbul, c'è una pista che porta in Italia

Il kirghiso fermato è l'uomo sbagliato. Un omonimo vive a Modena e ha tendenze radicali

Fausto Biloslavo

La caccia al terrorista per la strage di Capodanno ad Istanbul si frantuma per la seconda, volta in tre giorni sull'uomo sbagliato, ma in realtà sembra che i sospetti dell'ex Repubblica sovietica del Kirghizistan siano due. E uno potrebbe essere l'uomo giusto. Ieri sembrava ufficiale che il boia delle bandiere nere fosse stato identificato. I media turchi avevano addirittura pubblicato la foto del passaporto di Iakhe Mashrapov, un kirghiso di 28 anni. Il diretto interessato interrogato dall'antiterrorismo del suo paese, dove si trova, ha negato tutto. In Turchia si è recato spesso anche il primo gennaio per la sua attività commerciale, ma il 31, la notte della strage era in Kirghizistan, in Asia centrale. All'aeroporto di Istanbul è stato fermato dalla polizia ed interrogato, dopo la strage, ma «alla fine si sono scusati e mi hanno lasciato andare» ha spiegato Mashrapov. Un altro kirghiso, che viveva da novembre con la moglie e due figli a Konya, nel centro della Turchia potrebbe essere l'uomo giusto. La consorte in stato di fermo cade dalle nuvole, ma il marito avrebbe raggiunto Istanbul il 29 dicembre. Il sospetto si sarebbe addestrato in Siria. L'identità non è ancora stata resa nota.

Se Iakhe Mashrapov non era la persona giusta non si può escludere che l'antiterrorismo stia cercando qualcuno con lo stesso cognome, ma che in realtà ha un nome diverso. Su Facebook esiste un certo Nasirullah Mashrapov, che ha postato una solo foto di se stesso l'11 dicembre. Difficile capire se assomiglia alle immagini dell'uomo che spara a Capodanno, ma pure lui è kirghiso e ha 23 anni, un'età compatibile. E viene da Osh, come il Mashrapov sbagliato, una città dell'ex repubblica sovietica da dove partono i volontari della guerra santa diretti in Siria. Non solo: a differenza dell'altro Mashrapov ha tre amici in rete molto vicini alle bandiere nere. Uno dei questi è A. M. un balcanico di tendenze radicali, che vive a Modena. E posta foto di combattenti jihadisti. Il kirghiso sbagliato di ieri è il secondo errore. Le prime foto rese note ritraevano un sospetto con un pizzetto, che si è subito presentato alla polizia dimostrando che non aveva nulla a cha fare con l'attentato. Poi si è parlato di uno jihadista di origini cinese della minoranza uigura, ma non è saltata ancora fuori alcuna prova. Ieri sono stati arrestati due stranieri, che stavano per imbarcarsi all'aeroporto Ataturk di Istanbul per lasciare il paese. La loro nazionalità non è nota, ma salgono a 16 i sospetti in manette collegati alla strage di Capodanno. Il terrorista ripreso mentre massacra 39 persone ha sparato almeno 120 dei 180 colpi della mattanza dalla postazione del dj, dopo aver lanciato una granata stordente. E aveva un talpa nel locale essendo fuggito per una delle uscite riservate al personale.

Grazie ai suoi lineamenti si continua a pensare che faccia parte della legione jihadista con gli occhi a mandorla proveniente dall'Asia centrale. Gli uzbechi sono i più numerosi con 1500 volontari partiti per la Siria o l'Iraq. Gli uiguri della provincia cinese dello Xinjiang erano 144, ma sarebbero saliti a 360 provenienti dalle ex repubbliche dell'Urss in Asia centrale dove sono emigrati. Da luglio 2015 lo Stato islamico ha realizzato il primo video di propaganda e reclutamento in cinese dal titolo inequivocabile: «Venite, amici». Il più famoso è Mohammed Amin, di 81 anni, che racconta di essere sopravissuto alla repressione maoista. Pure lui con la sua famiglia, compreso un figlio già morto in battaglia, vengono da Osh, in Kirghizistan. Il ministero dell'Interno dell'ex Repubblica sovietica ammette che 500 jihadisti sono partiti per la Siria. Dal Kazakistan si sono arruolati con le bandiere nere in 400. Secondo il presidente Vladimir Putin sono circa 7mila gli estremisti provenienti dalle ex repubbliche dell'Urss compresi i caucasici, come i ceceni (3000-4000) ed i musulmani russi. A Raqqa, capitale del Califfato in Siria, sono arrivati di recente nuovi volontari dalle Filippine, Bangladesh ed Indonesia.

Anche loro fanno parte dei terroristi con gli occhi a mandorla.

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