Politica

La strana rinuncia di Salvini: niente risarcimenti da Belsito

Milano La scelta della Lega Nord di non costituirsi parte civile contro il suo padre fondatore Umberto Bossi, nel processo per le spese allegre del Senatùr e della sua famiglia, poteva essere spiegata in mille modi: gli affetti, la riconoscenza, l'immagine. Ma la decisione che prende ieri il Carroccio è meno facilmente spiegabile. Perché il leader Matteo Salvini ordina ai legali del partito di defilarsi dal processo a Francesco Belsito, l'ex tesoriere, quello dei diamanti, degli affari in Tanzania e persino dei contatti con il cupo mondo della 'ndrangheta. Se c'è un uomo che ha messo a rischio, più ancora della cassaforte, l'immagine della Lega «dura e pura», quello è Belsito. Eppure ieri il partito revoca la costituzione di parte civile contro l'ex tesoriere in tutti i processi. Ed è un gesto che dà la sponda a dietrologie di ogni tipo: tra cui, inevitabilmente, l'ipotesi che Belsito custodisca segreti che è meglio che rimangano tali: anche se riguardano un'epoca ormai sorpassata, quella di Bossi e del cerchio magico, ma che inevitabilmente riverbera le sue ombre sulla nuova gestione.

Singolari anche le circostanze in cui la svolta viene alla luce: l'udienza preliminare a carico di Stefano Bonet e Paolo Scala, i due colletti bianchi che aiutarono Belsito nelle sue operazioni più spericolate. Si presenta in aula Domenico Aiello, legale di fiducia del Carroccio, e deposita la revoca della costituzione di parte civile. Richiesto dai cronisti di spiegare, Aiello dichiara senza mezzi termini il suo dissenso, «oltretutto è un processo che avrei fatto pressoché gratis». Ma chi ha deciso? «Il partito». Maroni o Salvini? «Ma no, Maroni cosa c'entra...»: e esibisce dal telefonino la mail che gli ha mandato il segretario federale, in cui Salvini, «per tutta una serie di ragioni, ancorché di natura squisitamente politica», gli ordina di fare un passo indietro.

Quali siano le ragioni «di natura squisitamente politica», Aiello dice di non saperlo. A quanto pare non lo sa neanche Roberto Maroni, presidente della Regione Lombardia, che davanti alle domande dei giornalisti sembra cadere dalle nuvole, «ho letto questa cosa, voglio sentire Salvini». E Salvini cosa dice? «Non possiamo perdere tempo e neppure soldi, oltretutto per cercare di recuperare soldi che certa gente non ha - dice il leader - in primo luogo sono cose che fanno parte del passato: due, se ne occupano gli avvocati e non la politica. Ma soprattutto mi spiacerebbe intasare i tribunali della Repubblica andando a chiedere quattrini che certa gente neppure ha». Dichiarazione che a ben vedere fa a pugni con la versione fornita dall'avvocato Aiello e con la mail che gli è pervenuta a firma dello stesso Salvini.

Il processo a Belsito, come quello a Bossi e ai suoi figli, andrà avanti ugualmente: ma senza che la Lega sia presente in aula, a rivendicare i danni economici e soprattutto di immagine causati dal vulcanico tesoriere.

Commenti