Politica

«Stuprata da uno dei migranti Ho taciuto per non danneggiarli»

La testimonianza tardiva di una attivista: i suoi compagni le avrebbero chiesto di non sporgere denuncia per evitare allarmismi. Ma loro negano

Non c'è tregua, per Ventimiglia. La città di circa 25mila abitanti dell'estremo ponente ligure, nei mesi scorsi, si è suo malgrado trasformata in un simbolo, tangibile, della inefficace risposta dell'Europa all'emergenza immigrazione, tra migranti bloccati al confine con la Francia, accampamenti abusivi, e proteste dei residenti. La situazione, già difficile, in questi giorni sta diventando esplosiva. Ad accendere la miccia, la pesantissima denuncia da parte di una trentenne di origine lombarda che, accampata nella pinetina dei Balzi Rossi, nei pressi del valico di confine di Ponte San Ludovico, ha raccontato di essere stata violentata per un'ora da parte di un immigrato senegalese, all'interno di una doccia allestita nell'accampamento «No Border Camp», presidio di attivisti pro-migranti e no global provenienti da tutta Italia e anche dall'estero. Un'accusa resa ancor più grave dal fatto che il presunto stupro, stando alla versione della giovane, sarebbe avvenuto circa un mese fa, e a quanto pare non sarebbe emerso in precedenza al fine di non danneggiare l'attività dei «No Borders», già da tempo oggetto di numerose lamentele da parte delle istituzioni e degli abitanti di Ventimiglia. Una duplice accusa: oltre alla violenza sessuale, anche il favoreggiamento per non rischiare di mettere in cattiva luce né i migranti, né gli attivisti che da mesi dimorano a Ventimiglia.

In una nota diffusa nel pomeriggio di ieri, i «No Borders», presenti nella città ligure dallo scorso giugno, hanno rifiutato «con forza e disappunto l'accusa di aver coperto un atto di violenza sessuale nei confronti di una donna che dimorava al campo», aggiungendo che «la persona in questione non è mai stata un'attivista del presidio, ma era invece stata accolta dalla strada perché in stato di bisogno». Versioni piuttosto differenti, in una vicenda sulla quale stanno lavorando le forze dell'ordine al fine di accertare la verità. La notizia, data la gravità della denuncia, ha contribuito ad agitare ulteriormente gli animi ventimigliesi. Sullo sfondo, una città che è costretta a convivere ormai da quasi quattro mesi con una situazione di emergenza, nella quale, oltre alla presenza degli immigrati rifiutati dalla frontiera francese, si aggiunge anche quella degli attivisti, poco graditi allo stesso Enrico Ioculano, sindaco trentenne del Partito Democratico, che nelle scorse settimane ha scritto al ministro dell'Interno Angelino Alfano per lanciare un accorato appello per il «ripristino della legalità» nell'area di frontiera (in particolare «zone e aree di insediamento stanziale da parte dei profughi e relativi simpatizzanti»), dove sussistono «enormi disagi per i residenti che sempre più manifestano insofferenza».

«A Ventimiglia, da tre mesi si stanno violando sistematicamente la legalità e le regole del vivere civile: non si possono accettare l'occupazione abusiva del suolo pubblico e la violazione delle regole igieniche e sanitarie», tuona Sonia Viale, vice presidente della Regione Liguria con delega alla sicurezza. La numero due di Giovanni Toti, pur non entrando direttamente nel merito della vicenda, punta il dito contro il Viminale: «Gli atti criminali si verificano quando c'è un livello di degrado che supera il limite, e questo livello è stato superato per una colpevole inerzia del Ministero dell'Interno.

Il centrodestra ha sempre chiesto la zona franca per Ventimiglia, ma per le attività commerciali, per la gente che lavora e per i cittadini onesti: questa è zona franca per violare le leggi, come vuole una certa sinistra che sta al Governo».

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