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"Sui clandestini l'Italia ci lascia soli"

Dalla Libia accuse al governo Renzi: "Vogliamo collaborare anche contro il terrorismo, ma non ci aiutano"

"Sui clandestini l'Italia ci lascia soli"

A parole giura che il governo non riconosciuto di Tripoli vuole «fermare i clandestini, ma nessuno ci aiuta». E sostiene deciso: «Non siamo estremisti islamici legati al Califfato. Vogliamo combattere il terrorismo per stabilizzare la Libia. Il vostro Paese deve darci una mano». Mustafà Saqar è venuto in Italia per una settimana e ci tornerà, come emissario del governo che controlla Tripoli. In tasca ha una lettera di accredito firmata da Khalifh M. Ghwel, vice primo ministro con la delega per la Difesa.

Il governo di Tripoli non è riconosciuto dalla comunità internazionale. Qual è il motivo della sua visita in Italia?

«Il nostro esecutivo soffre di un blackout mediatico e viene visto nel mondo come un governo islamico radicale. Non è così. Sono venuto in Italia per dimostrarlo e chiedervi di visitare Tripoli e le altre città sotto il controllo del governo di Salvezza nazionale. Così vedrete con i vostri occhi, che manteniamo la sicurezza».

Ma i vostri «alleati» nella lotta fra fazioni in Libia sono i militanti di Ansar al Sharia, che sventolano la bandiera nera del Califfo in Cirenaica. Non è imbarazzante combattere sullo stesso lato dalla barricata?

«Non c'è nessun rapporto con i militanti di Ansar al Sharia che si trovano a Bengasi e Derna. Queste città non sono sotto il controllo del governo di Salvezza nazionale».

Però avete un nemico comune, il generale Khali-fa Belqa-sim Haftar appoggiato dagli egiziani…

«Sì, è un nemico comune, ma non abbiamo a che fare con Ansar al Sharia. Semplicemente i miliziani di Zintan, che hanno combattuto contro di noi a Tripoli, hanno stretto un patto con Haftar, che a sua volta combatte contro Ansar al Sharia a Bengasi».

Dopo gli attacchi di Parigi qual è il vostro impegno contro il terrorismo?

«Il nostro Governo si oppone al terrorismo. Condanniamo quello che è successo a Parigi. E siamo disponibili a collaborare per combattere il terrorismo».

Dalle coste libiche continuano a partire i migranti per l'Italia. Cosa intendete fare per fermare i barconi?

«Il nostro governo vuole contrastare l'immigrazione clandestina. Per questo gestiamo dei campi profughi. In questo momento ci sono circa 4.000 persone a Garyan (a sud di Tripoli nda), che vengono assistiti e trattati con umanità. Ci stiamo prodigando per farli rimpatriare nei loro paesi di origine, ma non riceviamo gli aiuti internazionali necessari».

Cosa chiedete al governo italiano?

«Di aiutare il popolo libico aprendo dei corridoi umanitari, per il passaggio di feriti e malati da curare in Italia. Inoltre vogliamo riprendere la collaborazione economica».

Chi avete incontrato in Italia?

«Una serie di imprenditori per invitarli a tornare in Libia. E siamo andati alla sede di Roma dell'Istituto nazionale del commercio estero per riallacciare i rapporti economici».

Cosa vuole Misurata, componente più forte del vostro schieramento?

«È la più grande città commerciale ed industriale della Libia, che aiuta il rinascimento economico del paese. La maggior parte degli imprenditori sono di Misurata e vogliono la pacificazione».

La Libia si dividerà con la Cirenaica da una parte e la Tripolitania dall'altra?

«Il mio paese resterà unito. Non accetteremo alcuna divisione e neppure il federalismo».

I cristiani vengono perseguitati dagli estremisti islamici. Il governo di Tripoli intende fare qualcosa?

«Noi rispettiamo tutte le religioni. Le chiese a Tripoli sono aperte. In passato c'è stato qualche problema e ce ne sono ancora dalle parti di Bengasi, ma il nostro governo si impegna a garantire la sicurezza dei cristiani nella capitale e nelle zone sotto il nostro controllo».

Il suo governo accetta di sedersi attorno ad un tavolo con il parlamento ufficiale riunito a Tobruk e le altre fazioni per trovare una soluzione negoziale?

«Siamo disposti a farlo con tutti i libici che garantiscano l'unità del paese in un futuro governo di coalizione senza terroristi e delinquenti di qualsiasi parte».

Si parla di intervento militare internazionale in Libia. Cosa ne pensa?

«Il mio governo è contrario a qualsiasi intervento militare internazionale. Puntiamo a creare un esercito ed una polizia nazionale, per la sicurezza di tutti i libici.

E sull'addestramento l'Italia può aiutarci».

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