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"Sull'Agenzia del farmaco si muova la Commissione Ue"

Il governatore lombardo: "Con l'autotutela Bruxelles adesso può riparare l'errore e togliere la sede all'Olanda"

"Sull'Agenzia del farmaco si muova la Commissione Ue"

Milano - Dopo che Amsterdam si è dichiarata ufficialmente in ritardo, Milano ci riprova con l'Ema, l'Agenzia europea per la valutazione dei medicinali che lascerà Londra nel marzo 2019. «Difficile ma proviamoci» dice il sindaco, Beppe Sala. Antonio Tajani, presidente dell'Europarlamento, assicura: «Il Parlamento Europeo in piena autonomia e indipendenza, in qualità di co-legislatore, esprimerà la propria decisione». E l'Italia ci riprova con un ricorso del governo alla Corte di Giustizia europea, che chiederà di valutare la correttezza della procedura. L'ottimismo non serpeggia ma Roberto Maroni, presidente uscente della Regione Lombardia e proprietario pro tempore del Pirellone, il grattacielo di Gio Ponti arrivato in finalissima per Ema, non ha perso tutte le speranze.

Soddisfatto del ricorso del governo?

«Non credo sia la via giusta. La Corte di Giustizia valuterà la correttezza della procedura, che però non è stata violata. Ma se l'Europa ha scelto Ema con un'estrazione a sorte, cioè con una follia, si deve poter porre rimedio a questa follia. Una seconda follia è troppo».

E come si può pensare di vincere?

«È accaduto qualcosa di ben più grave di una violazione formale: la sostanza è stata violata. È in ballo la salute dei cittadini europei, che non ha prezzo. Mettiamo il caso che l'Ema non sia operativa e che per questo un cittadino si trovi senza un farmaco che gli avrebbe salvato la vita. Si potrebbero anche aprire ricorsi lunghi e dolorosi».

Qual è la sua proposta?

«Serve un intervento politico della Commissione europea e non un intervento giurisdizionale della Corte».

La Commissione Ue dice che la loro decisione su Amsterdam non è in dubbio.

«L'Europa abbia l'onestà e il coraggio di ammettere un errore. Capita. Esiste una procedura che si chiama autotutela nella pubblica amministrazione: quando si accorge che la decisione è sbagliata, può intervenire. L'iniziativa ora spetta al governo e non a noi o al Comune, ma come Regione siamo pronti a fare la nostra parte».

Ma Milano sarebbe ancora pronta a offrire la sede?

«Noi siamo pronti, anche se ogni mese diventa più complicato. Il palazzo è pronto, visto che ha le pareti mobili si fa tutto in un mese, massimo due. Ci vorrà più tempo per collocare il consiglio regionale ma entro marzo 2019 si risolve tutto».

La società civile ci crede ancora?

«Servirebbe un pressing da parte delle forze sociali che hanno sostenuto Ema.

La nostra forza è far vedere che è la società italiana, milanese e lombarda a chiedere un ravvedimento operoso della Commissione europea».

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