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La svolta di Crosetto, riserva della Repubblica

La punizione dell'ufficiale e il profilo bipartisan. Così il ministro diventa «quirinabile»

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Il traguardo è vicino: Guido Crosetto è pronto a far l'ingresso ufficiale nella lista delle riserve della Repubblica. Con il caso Vannacci, il generale rimosso dagli incarichi di vertice dopo la pubblicazione del libro «Il Mondo al contrario», è arrivata la spinta decisiva. In realtà quello di ottenere un profilo istituzionale, bipartisan (con un occhio alzato verso il Colle), è un obiettivo al quale il ministro della Difesa lavora da tempo. Precisamente, dal 22 gennaio del 2022: una data che segna uno spartiacque tra il Crosetto fondatore e leader di partito e il Crosetto che sogna l'abito della riserva della Repubblica. Nel gennaio del 2022 la partita per l'elezione del presidente della Repubblica è incartata. Il centrodestra, con la maggioranza dei Grandi Elettori, non riesce a trovare l'asso. Giorgia Meloni prova a smuovere le acque e annuncia: «Votiamo Crosetto». La mossa politica plana su un candidato di bandiera. Lo scrutinio regala una sorpresa: Fdi ipotizza di raccogliere 50, al massimo 60, voti sul candidato di partito. Il responso è clamoroso: 114 voti per Crosetto. Più del doppio dei voti dei Grandi elettori di Fdi. Il dato politico è chiaro: Crosetto ha raccolto voti (molti) anche tra grillini e Pd. Da quel giorno il fondatore di Fdi cambia registro e strategia. Ha un solo obiettivo in testa: essere la riserva della Repubblica in quota centrodestra. Vuole diventare il Franceschini o il Gentiloni dell'altra metà campo. E lavora sodo per costruirsi il nuovo profilo. Con il M5s il rapporto è fantastico. Michele Gubitosa, braccio destro di Giuseppe Conte, lo voterebbe subito presidente della Repubblica. Angelo Tofalo, ex sottosegretario alla Difesa e grillino della prima ora, è un fan scatenato di Crosetto.

Il caso Vannacci è stata una consacrazione. Angelo Bonelli, leader dei Verdi che non fa sconti a nessuno, dice di lui: «La posizione del ministro Crosetto sul caso Vannacci è ineccepibile». Stefano Bonaccini, il governatore dell'Emilia Romagna che ha aperto la guerra contro il premier Meloni sull'alluvione, promuove il titolare della Difesa: «Ha fatto bene». I renziani fanno scudo al ministro contro chi osa critacarlo: «La posizione del ministro della Difesa è corretta e gli attacchi che gli sono stati rivolti sono ingiustificati - dice l'ex capogruppo Iv Raffaella Paita. Il ministro gongola e già pregusta l'incoronazione tra le riserve delle Repubblica. Raccoglie il frutto del lavoro. Quando Meloni e Mattarella l'hanno voluto alla guida del ministero della Difesa, lui ha obbedito. Da buon servitore dello Stato e delle istituzioni. Affermazioni che ama ripetere in questi giorni. Il suo arrivo al ministero non ha scatenato terremoti. Alla Difesa è stata ribattezzata la «pax crosettiana». Niente spoils system: i generali scelti da Conte e Guerini sono stati quasi tutti confermati. Cambi con il contagocce e scelte tutte ispirate da merito e alto profilo. Zero lottizzazioni. Alla potentissima agenzia Industrie Difesa è stato riconfermato Nicola Latorre, uno che viene dalla vecchia sinistra.

Una pax, insomma che potrebbe ritornagli utile in futuro.

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