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Tagli e mancati inviti. La parata dell'inclusione umilia i nostri militari

La giornata "peace and love" ha avvilito tutti e imbarazzato i vertici delle Forze Armate

Tagli e mancati inviti. La parata dell'inclusione umilia i nostri militari

Un anno fa i politici presenti alla parata del 2 giugno sfoggiavano grandi sorrisi. Il governo si era insediato da un giorno e gli animi erano al settimo cielo. Ieri, invece, la sfilata lungo i Fori imperiali ha avvilito chiunque, militari in testa. «È la festa di tutti», hanno ricordato il premier Giuseppe Conte e il presidente della Camera Roberto Fico, che l'ha presa così alla lettera da dedicare l'evento a rom, sinti e migranti. Ma non era la festa della Repubblica italiana? Eh, no, perché la 73esima parata voleva celebrare l'inclusione visto che, come ricordato dal ministro della Difesa, Elisabetta Trenta, esiste il «diritto di ogni singola persona di avere accesso ed esercitare, nella società di cui è parte, le stesse opportunità». Anche lei l'ha presa alla lettera e impettita, nel suo tailleur blu con camicia ciclamino, ha applaudito a ogni passaggio di schieramento, esultando letteralmente all'arrivo dei rappresentanti del corpo della Riserva selezionata, ovvero di quelli come lei, civili che indossano una divisa in quanto utili alle Forze armate.

Ne saranno rimasti un po' delusi gli uomini della Folgore, i bersaglieri, i piloti dell'Aeronautica, i fucilieri del San Marco, ai quali la titolare del dicastero di via XX Settembre ha riservato sorrisi di circostanza. D'altronde, si sa, a lei che viene dall'insegnamento alla Link Campus interessano più gli aspetti civili e di analisi che non la parte operativa.
È stata così tanto la festa di tutti che in testa al corteo ha sfilato persino Leoluca Orlando, sindaco di Palermo, da sempre impegnato nell'opporsi sulla questione dei porti chiusi al ministro dell'Interno, Matteo Salvini, unico vero protagonista della parata, accerchiato ai Fori imperiali da centinaia di cittadini che lo hanno fermato per complimentarsi per il suo operato.
L'aria che si respirava non era quella di sempre, gioiosa e festiva. Tra i militari soprattutto si notava imbarazzo. Per i mancati inviti, come quello alla leader di Fratelli d'Italia, Giorgia Meloni, per le mancate partecipazioni, come quelle dei quattro ex Capi di Stato Maggiore (tutti e quattro dell'Aeronautica), Pasquale Preziosa, Mario Arpino, Dino Tricarico e Vincenzo Camporini. Ma soprattutto per ciò che il ministro sta facendo alla Difesa. Si va da istruttorie aperte nei confronti dei suoi generali fino ai balletti in pellegrinaggio in stile vacanze crociera. Parla dei civili del comparto, ma fa arrabbiare anche loro, come quelli dell'istituto Vallauri dell'Accademia navale di Livorno, a cui senza motivo è stato decurtato il 30 per cento dello stipendio, con gravi conseguenze (vedi blocco dei mutui) e senza alcun interesse da parte della Trenta.
Insomma, un evento in salsa grillina, con il sapore amaro della forzatura mediatica, del dover far apparire quel lato «peace and love» che non solo alle Forze armate fa male, ma che le priva totalmente di significato.

Meno male che a chiudere tutto è rimasto, almeno, lo spettacolo della Pattuglia acrobatica nazionale, che ha lasciato in cielo un lungo Tricolore, rimasto a ricordare che, in fondo, sopra a tutto rimane la Patria e che, per fortuna, si ha sempre la possibilità di cambiare.

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