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Tajani in Usa per un vertice anche con l'Fmi. Ma lo scoglio restano le riforme chieste a Tunisi

Il ministro a Washington vede il segretario di Stato Blinken e la Georgieva

Tajani in Usa per un vertice anche con l'Fmi. Ma lo scoglio restano le riforme chieste a Tunisi

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La missione di Antonio Tajani a Washington, relativamente al dossier Tunisia, parte con qualche elemento di vantaggio in più, rispetto a qualche settimana fa. Una nuova tappa in quella che è diventata una vera e propria maratona, iniziata a gennaio, con un'azione di convincimento su tre fronti: Unione Europea, Stati Uniti e Fondo monetario internazionale. Il ministro degli Esteri incontrerà il segretario di Stato Antony Blinken e la direttrice dell'Fmi, Kristalina Georgieva, per sollevare il tema dello sblocco dei fondi a Tunisi, necessari per scongiurare il collasso del Paese. Ma entrambi i colloqui, in programma oggi, si svolgeranno alla luce delle due missioni (in una settimana) a Tunisi di Giorgia Meloni, la seconda al fianco della presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, e del premier olandese, Mark Rutte. Un successo diplomatico per la premier, che è riuscita a coinvolgere personalmente sul tema i vertici europei e il capofila dei «Paesi frugali». Il nodo, per gli Usa e per l'Fmi, di cui Washington è l'azionista di maggioranza, rimane sempre quello delle riforme chieste al presidente tunisino Kais Saied, necessarie per sbloccare il prestito da 1,9 miliardi di dollari. Gli Stati Uniti mantengono sulla Tunisia le antenne ben puntate. A fine marzo, nell'ambito di una missione in Medioriente, è volata a Tunisi la assistant secretary of State Barbara Leaf, per ribadire «il sostegno Usa al popolo tunisino e la sua aspirazione ad un governo democratico e responsabile davanti alla legge» e per parlare delle «riforme economiche cruciali» che vengono chieste a Saied, oltre a quelle sulla governance democratica e sui diritti. Quanto all'Fmi, in una delle ultime uscite pubbliche sulla Tunisia, la portavoce Julie Kozack, ricordava diplomaticamente che l'accordo raggiunto tra i funzionari del Fondo e Tunisi per il prestito da quasi 2 miliardi di dollari non era ancora stato sottoposto all'attenzione del Board dell'Fmi, «per dare alle autorità tunisine più tempo» per completare i requisiti chiesti dal programma e che la riunione del Board ci sarà «quando i requisiti saranno soddisfatti». Dopo la missione della Leaf e le parole della Kozack, però, ad aprile c'è stata nel Paese una nuova ondata repressiva, con arresti di vari oppositori politici, alla quale il dipartimento di Stato ha risposto con una nota durissima, nella quale si denunciavano le violazioni della Costituzione e la «preoccupante escalation» messa in atto dal governo tunisino. Il rispetto della libertà di espressione e dei diritti umani, rimarcava Washington, «è essenziale per i rapporti tra Usa e Tunisia». A Tajani, quindi, toccherà ancora una volta il compito di smussare le posizioni di Washington e del Fondo. «La comunità internazionale può contribuire molto al successo del programma economico delle autorità tunisine attraverso il rapido stanziamento di finanziamenti aggiuntivi», aveva detto ancora a marzo la portavoce dell'Fmi.

I finanziamenti Ue a Tunisi annunciati domenica da Meloni, von der Leyen e Rutte possono essere presentati dal ministro degli Esteri come un nuovo passo verso questa direzione.

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