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Il Tar espelle i migranti. "Legittimo rimpatriare chi commette reati gravi"

I giudici liguri: "Niente permesso di soggiorno a chi vìola le regole". Fdi esulta: "Finalmente"

Il Tar espelle i migranti. "Legittimo rimpatriare chi commette reati gravi"

Si può mandare via un immigrato che non abbia «interiorizzato le regole essenziali del vivere civile».

È ciò che ha stabilito ieri il Tar della Liguria, con la sentenza emessa sul ricorso di un immigrato (da tempo residente in Italia) che si era visto negare il rinnovo del permesso di soggiorno dopo aver commesso reati gravi, e adesso dovrà far ritorno in patria, portandosi dietro l'intera famiglia (moglie e due figli).

«Ottimo» esulta il segretario della Lega Matteo Salvini, approvando il principio sottinteso nel verdetto dei giudici amministrativi liguri. «Finalmente» gongola la leader di Fratelli d'Italia Giorgia Meloni (nella foto) sottolineando che «il Tar sostiene quello che diciamo da sempre: se un immigrato non rispetta le regole, deve essere espulso e rimpatriato». «Mi chiedo - aggiunge - adesso accuseranno anche il Tar di essere razzista?».

Il caso, destinato a far scuola - e a far discutere - è sorto a Savona. L'uomo, di origini albanesi si trovava nel nostro Paese da 13 anni, ma la Questura gli ha negato il rinnovo del documento in virtù di una condanna a 3 anni di reclusione per ben 16 episodi di cessione di stupefacenti.

Il cittadino albanese ha impugnato questo diniego di fronte al Tribunale amministrativo di Genova, che però lo ha valutato come legittimo, perché lo straniero non avrebbe «interiorizzato le regole essenziali del vivere civile», violate mediante «la commissione di reati di rilevante gravità».

Oltre che ai giudici amministrativi, l'immigrato aveva presentato ricorso anche contro il Viminale, con l'obiettivo di restare in Italia facendo valere la situazione del suo nucleo famigliare, sottolineando che i suoi figli non avrebbero alcun legame con il Paese di origine e che «non riuscirebbero a inserirsi in un Paese straniero quale è per loro l'Albania», e facendo infine presente che «il solo reddito della madre non sarebbe sufficiente al mantenimento dei piccoli».

Ma alla fine il Tar, considerando tutti gli elementi necessari per il rinnovo del permesso di soggiorno, ha ritenuto che la Questura abbia adottato n provvedimento legittimo, valutando come decisivo il precedente penale del ricorrente, condannato nel 2021 dal Tribunale di Savona per i sedici episodi di cessione di stupefacenti avvenuti nell'arco di un anno. «La Questura - si legge - ha evidenziato che tutto il nucleo familiare possiede la stessa cittadinanza e pertanto può rientrare nel paese d'origine». Questo spiega il Tar nella sentenza, indicando come sia necessaria una «valutazione comparativa tra l'interesse alla sicurezza pubblica e quello alla tutela dei rapporti familiari». E in questo caso si è considerato che la permanenza sul territorio nazionale non abbia comunque consolidato una «interiorizzazione delle regole essenziali del vivere civile che sono state violate mediante la commissione di reati di rilevante gravità».

Considerati «tutti gli elementi rilevanti», e si è ritenuto perciò che «prevalesse l'esigenza di allontanare uno straniero pericoloso».

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