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Tav, la commissione-truffa ci è costata 300mila euro

Ai sei membri del pool sui costi-benefici 50mila euro a testa: tutti amici e da sempre schierati per il «no»

Tav, la commissione-truffa ci è costata 300mila euro

Stiamo spendendo 300 mila euro per stabilire quanto costa la Tav e a stabilirlo sono sei esperti apertamente No Tav. Sono i componenti della commissione costi-benefici, una cellula di specialisti, architetti e professori, nominata dal ministro dei Trasporti, Danilo Toninelli, con l'intenzione di bocciare l'opera, di piegare i numeri, di trasformare in scienza i pensieri anti treno del M5s. Studio che Toninelli ha appena consegnato all'ambasciatore francese in Italia. Scelti senza un bando pubblico, selezionati a discrezione del referente della commissione, il professore di Economia Applicata Marco Ponti, che ne ha indicato 4 su 6, gli esperti sono guidati proprio da questo super tecnico che si definisce un «conta fagioli» e che per gonfiare i costi sta ultimamente inserendo di tutto, perfino le accise del carburante risparmiato.

Nominati con dei decreti ministeriali, i componenti sono (oltre Ponti) Paolo Beria, Riccardo Parolin, Francesco Ramella Pezza, Alfredo Drufuca e Pierluigi Coppola. Fanno tutti parte della nuova struttura tecnica di missione varata dal ministro e che ha compiti di indirizzo strategico e sviluppo delle infrastrutture. Insieme a Coppola, unico già in carica nella vecchia struttura, i cinque componenti sono stati contrattualizzati per un anno. Per produrre la relazione, il cui esito è già scontato e anticipato da fonti del ministero che hanno fatto trapelare l'esito («Emerge un saldo negativo»), a tutti e cinque è stato accordato un compenso di 50 mila euro a eccezione di Ponti che, in quanto pensionato, non può percepirlo. Gli incarichi sono stati conferiti il 15 ottobre 2018. Per tutti e cinque si tratta di una «collaborazione coordinata e continuativa» che scade il 15 ottobre del 2019. In realtà, secondo le dichiarazioni di Ponti, gli esperti sarebbero a lavoro già da luglio ma delle loro fatiche se ne ha avuta notizia solo il 28 novembre 2018 quando è stato lo stesso ministro a rassicurare sulla loro «indipendenza e imparzialità» e dopo la promessa, ancora di Toninelli, di non dare «mai mandato a una struttura, a un supertecnico, o a un superconsulente e di fare un'analisi scientifica sulla base di un indirizzo politico». E invece non solo i componenti hanno un chiaro indirizzo politico ma sono perfino soci. Come ha documentato in un dossier il deputato piemontese del Pd, Davide Gariglio, 4 dei sei componenti sono stati soci, membri di cda o consulenti della Trt Trasporti e Territorio srl. È una società specializzata in economia e pianificazione nel settore dei trasporti che è stata fondata da Ponti, presieduta da Ponti, codiretta da Ponti. Tra i soci fondatori della Trt figura Riccardo Parolin che, come detto, siede oggi in commissione insieme ad Alfredo Drufuca. Anche Drufuca ha fatto parte della Trt e nel suo consiglio di amministrazione. Altro esperto è Paolo Beria, professore associato in Economia Applicata presso il Politecnico di Milano. Prima di essere chiamato a pronunciarsi sulla Tav aveva espresso la sua opinione: «La Torino-Lione è una linea su cui non si dovrebbe investire». Beria dirige anche il Traspol, un laboratorio di politiche dei trasporti sempre del Politecnico. Prima di lui, a dirigerlo, c'era lo stesso professore che lo ha chiamato alla commissione costi benefici Tav. Vale a dire Ponti. Ma ha collaborato al Traspol, e dunque sia con Ponti che con Beria, anche Ramella Pezza, oggi docente presso l'università di Torino. Nel movimento No Tav i suoi studi sono letture consigliatissime. Uno su tutti è «Le ragioni liberali del No», un paper che porta la firma di Ramella e ancora di Ponti.

Per Gariglio «tutto quello che si può dire è che siamo di fronte a una commissione scelta senza chiamata pubblica, composta quasi interamente da chi nutre un pregiudizio e in conflitto di interesse. Mi sembra palese che l'unica utilità di questa commissione è stata quella di dare 50 mila euro ai componenti». Insomma, è così che si sta giocando la partita della Tav.

Truccandola.

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