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Un tavolo sul salario minimo, ma il governo non cambia idea

Meloni apre al dialogo e intanto chiede "prudenza". Schlein esulta: "Ora i contenuti, pronta a incontrarla"

Un tavolo sul salario minimo, ma il governo non cambia idea

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Il governo e la maggioranza non hanno cambiato idea sul salario minimo ma sono disposti a sedersi a un tavolo con l'opposizione. Lo scopo è quello di migliorare le condizioni dei lavoratori, per esempio estendendo la contrattualistica collettiva ai settori scoperti, ma non certo quello di recepire le proposte della Schlein.

I provvedimenti che il Pd ha presentato vengono definiti propagandistici, specie quello sul salario minimo. La predisposizione di una copertura per il fondo rimandata a novembre 2024, del resto, violerebbe alcune norme di bilancio. E il centrodestra non ha intenzione di perdere tempo con un'idea che non può essere portata avanti. Il ministro Marina Elvira Calderone e il suo «dl lavoro» hanno dato prova del metodo, che è molto centrato sulla concretezza.

«Leggo che Schlein propone un tavolo sul salario minimo sulla base del miglioramento della contrattazione. È esattamente quanto avevo chiesto io in commissione Lavoro alle opposizioni, suggerendo di portare il provvedimento a settembre per ottenere una più ampia discussione e dare le risposte migliori», ha dichiarato Walter Rizzetto, parlamentare di Fdi, che delle commissione è presidente, e sottolinea come sia stata la leader del Pd, in realtà, a tornare sui suoi passi. E a recepire le tempistiche della maggioranza, che vuole discutere di un pacchetto migliorativo a partire da settembre, a costo di rallentare i lavori della commissione Lavoro della Camera. La strategia del centrodestra è quella di sedersi con delle contro-proposte dense di realismo e buon senso. Una potrebbe essere proprio quella dell'estensione dei contratti collettivi. La Schlein e i suoi nel frattempo continuano con «l'estate militante» della propaganda. La segretaria Pd, dal teatro degli Stati generali del socialismo, ha subito reagito al «sì» al «confronto» del premier con toni trionfalistici. «Sono felice di leggere che ci sarebbe un'apertura della presidente del Consiglio a un confronto nel merito». «Il salario minimo - incalza Francesco Boccia, dei dem - esiste in molti paesi europei e occidentali ed è garanzia della dignità del lavoro. A questo punto ci aspettiamo che la destra riapra il confronto parlamentare e per fare questo è necessario che Giorgia Meloni faccia ritirare l'emendamento soppressivo della nostra proposta che la maggioranza ha presentato alla Camera. E che, magari, tenga più a bada le esternazioni senza senso dei suoi ministri che hanno duramente criticato il salario minimo». Giuseppe Conte considera difficile trovare un punto di caduta e resta scettico sulle parole della Meloni. Ma quello che il centrodestra cerca, come specificato sempre da Rizzetto, è un «ragionamento» più esteso che possa interessare «salari e lavoro». Se il Pd cerca una sponda per la sua propaganda, non la troverà nel confronto con il premier Meloni: questo è lapalissiano. Poi c'è Carlo Calenda, che sul salario minimo si è del tutto schiacciato su piddini e grillini. «Sono felice che ci sia un'apertura da parte del Governo a discutere di salario minimo. Sospendiamo le polemiche e proviamo a fare insieme qualcosa di utile per l'Italia», ha scritto ieri via Twitter. Paolo Barelli, capogruppo degli azzurri alla Camera, ha parlato della misura: «Per Forza Italia il salario minimo garantito per legge non va incontro agli interessi dei lavoratori. La concertazione ha dato già risultati con cifre orarie maggiori ai nove euro: dieci, undici, dodici euro. La strada è la concertazione».

Anche il segretario nazionale Antonio Tajani, vicepremier e ministro degli Esteri, ha più volte ribadito la contrarietà. La stessa del governo, che però ha visto uno spazio ulteriore per migliorare le condizioni economiche degli italiani e non vuol sfuggire al dialogo Schlein e compagni.

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