Mondo

Tensione alla Casa Bianca: Mattarella chiede a Trump di collaborare sui dazi

Minima apertura di Donald: «Vi terremo in considerazione». Schiarite su F-35 e 5G

Tensione alla Casa Bianca: Mattarella chiede a Trump di collaborare sui dazi

E sì, Donald Trump appare nervoso, si agita sulla poltroncina, fatica a mantenere la calma e la cravatta regimental dentro il completo blu. Sergio Mattarella invece è rilassato, siede appoggiato alle schienale, con le gambe appena incrociate, e guarda come vedesse un ufo il collega americano che attacca l'Europa e scarica i curdi. Una distanza fisica, antropologica, che riflette anche il succo del vertice. Non c'è accordo sui dazi: il presidente italiano sostiene che prima o poi bisognerà trovare un'intesa e chiede di «evitare ritorsioni», Trump replica che non farà marcia indietro, ce lo possiamo scordare, perché la Ue se ne è approfittata per troppo tempo e adesso occorre riequilibrare. Ma forse, chissà, ci farà uno sconto, visto che controlleremo il 5G. Non c'è un comune sentire sul problema curdo. «Li abbiamo già aiutati e finanziati, ora ci pensino Russia e Siria», dice il numero uno della Casa Bianca. E sulla vicenda più spinosa, il Russiagate e i viaggi segreti a Roma di ministri e magistrati statunitensi per parlare con i nostri 007, non c'è nemmeno uno scambio di idee. «L'argomento non è nell'agenda dei colloqui».

Solo un accenno di Trump durante la conferenza stampa: «Stanno indagando sulle elezioni americane perché sembra che si sia cercato di nascondere qualcosa, forse pure in Italia». La questione resta però sul tavolo. «Il procuratore William Barr sta solo facendo il suo lavoro», spiega infatti il repubblicano Lindsay Graham, presidente della commissione Giustizia del Senato, che ha scritto una lettera a Conte, al britannico Johnson e all'australiano Morrison per avere collaborazione. «Aiutateci a capire che sta cercando di incastrare Trump», il quale adesso è a rischio impeachment. E pure Giuseppe Conte, quando sarà convocato dal Copasir, sarà costretto raccontare che cosa è successo. Quanto al capo dello Stato, lui si tiene a debita distanza: il Quirinale ha già precisato che da Palazzo Chigi «non è mai arrivata alcuna informativa».

Dunque se ne parlerà in altre sedi, perché la visita nello Studio Ovale è caratterizzata dal forte scontro sui dazi. Eppure, accogliendo l'ospite italiano sul portone, Trump usa parole di grande amicizia. Si dice «onorato di ricevere un personaggio di così alto livello» e assicura che «i rapporti tra Roma e Washington non sono mai stati così buoni». Ma quando si va al dunque, alle limitazioni alle importazioni europee, ecco emergere tutte le distanze. Per Mattarella è necessario un approccio costruttivo. «Bisogna trovare un punto di incontro con un metodo collaborativo, ascoltando le reciproche esigenze, evitando pericolose ritorsioni». Dopo la stangata all'Airbus, racconta, può arrivarne una alla Boeing. Meglio piantarla subito.

Peccato che quelle che lui definisce «ritorsioni», per il presidente Usa sono soltanto una compensazione. «Per troppo tempo l'Ue si è approfittata dell'atteggiamento morbido dei miei predecessori, che ci è costato miliardi e miliardi di dollari. Ci hanno sfruttato, ora con i dazi andremo in pari. Non c'è nulla da trattare». Vino, formaggi, whisky, olive: dopo che il Wto ha dato ragione agli americani sugli aiuti all'Airbus, su questi prodotti tra qualche ora si abbatterà un balzello da 7,5 miliardi. Forse per noi ci sarà un occhio di riguardo: «Prenderemo in considerazione le rimostranze dell'Italia che ritiene di essere eccessivamente penalizzata. Non vogliamo essere duri con Roma».

Altri screzi quando Trump chiede più soldi per la Nato e Mattarella puntualizza che siamo il secondo partner per impegno e numero di missioni. Va un po' meglio quando si parla di Cina, di Huawei, di spionaggio telematico. Per la Casa Bianca si deve «lavorare insieme per respingere le pratiche inique di Pechino» quindi ben venga la decisione italiana di mantenere la golden share sul 5G. E il nostro capo dello Stato conferma che Roma è sempre «molto attenta alla sicurezza nazionale». Infine, gli aerei.

Come aveva detto il ministro della Difesa Guerini (nel tondo), Mattarella conferma che l'Italia comprerà i caccia F-35, e stavolta Donald è contento.

Commenti