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Terremoto, paura infinita. Crolla un campanile e danni alle case antisisma

Scossa di magnitudo 4.6, è la stessa sequenza che ha colpito la zona nel 2016. Nessun ferito

Terremoto, paura infinita. Crolla un campanile e danni alle case antisisma

È un terremoto che non finisce mai. Un unico terribile evento iniziato alle ore 3 e 36 del mattino del 24 agosto del 2016 e che 587 giorni dopo non è ancora terminato. Ieri alle 5,11 una scossa di magnitudo 4.6 della scala Richter è stata registrata ha fatto tremare ancora le Marche, nella zona di Muccia, Pieve Torina e Pievebovigliana, in provincia di Macerata. Un evento che non ha provocato vittime, ha fatto crollare un campanile, ha danneggiato edifici già lesionati ed è costata un brusco risveglio e un'alba all'addiaccio per migliaia di persone. A risvegliarsi è stata però anche la paura di una comunità che sembra proprio non potersi più permettersi il lusso della tranquillità.

Una paura senza fine. Un'unica lunga scia. E non solo per una continuità psicologica. Il terremoto di ieri mattina, infatti, ricade nella sequenza sismica iniziata il 24 agosto 2016 con la scossa di magnitudo 6.0 tra Amatrice e Accumoli (Rieti), che fece 299 vittime e proseguito con gli eventi del 26 ottobre 2016 (magnitudo 5.4 a Castelsantangelo sul Nera), del 30 ottobre 2016 (magnitudo 6.5, epicentro a Norcia, tanti danni alle cose e nessuna vittima), e del 18 gennaio 2017 (quattro scosse tra 5.0 e 5.4 tra Montereale e Capitignano). Una sequenza che interessa un'area di 1200 km quadrati nell'Appennino centrale, estesa per circa 80 km e larga circa 15-20 km, tra Marche e Abruzzo. Negli ultimi tempi si era verificato un netto aumento dei piccoli eventi sismici, con anche 140 episodi al giorno.

A Muccia è crollato il piccolo campanile della chiesa seicentesca già lesionato nelle precedenti scosse. Anche nelle casette antisismiche fornite a molte famiglie di sfollati sono crollati mobili, caldaie, muretti. Il sindaco Mario Barone ha avviato una serie di verifiche sui danni alle case agibili. Le scuole sono state chiuse precauzionalmente. Il ministero dei Beni culturali ha attivato delle unità di crisi per la verifica dei danni e la messa in sicurezza del patrimonio culturale. Il capo del dipartimento della Protezione Civile Angelo Borrelli e la commissaria straordinaria alla ricostruzione Paola De Micheli a Pieve Torina hanno incontrato i sindaci dell'area colpita. Al termine del vertice Alessandro Gentilucci, sindaco di Pieve Torina, dove cinque famiglie sono senza casa, si è sfogato con il fiato mozzo: «Il boato, il terreno che si solleva, nuovi crolli. È stata una brutta scossa. Non ci sono feriti ma ci sono danni alle strutture, cinque abitazioni inagibili, gli acquedotti che sono saltati e su cui stiamo intervenendo, fortunatamente abbiamo serbatoi di accumulo e quindi non ci sono state interruzione d'acqua. La popolazione è provata, ha ricordi di un anno e mezzo fa che credeva di essersi messo alle spalle».

La nuova scossa sfilaccia la pazienza di una popolazione che aspetta ancora molte risposte alle domande di sicurezza e dignità. «Non si può stare ad aspettare - dice la portavoce dei terremotati di Visso, Maria Teresa Nori - bisogna subito attuare la messa in sicurezza e le demolizioni. Qui si dibatte su altri problemi che non sono quelli reali che attengono al terremoto e alle zone colpite. Ora basta: la gente non può stare la notte con un occhio aperto e il cuore a mille». Batte un colpo indignato anche la politica. «Alla tragedia che si rinnova - dice Andrea Cangini, senatore marchigiano di Forza Italia - fanno da contraltare l'inerzia di regione e governo e il prevalere delle burocrazie.

Quanto dovremo attendere perché la Ragioneria dello Stato firmi il decreto consentendo l'effettiva erogazione dei fondi per la ricostruzione?».

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