Cronache

Torna l'incubo Kabobo: ferito a colpi di spranga alla fermata del tram

Immigrato africano colpisce senza motivo La vittima, un serbo, ha il cranio sfondato

Torna l'incubo Kabobo: ferito a colpi di spranga alla fermata del tram

Un'ombra nella notte, che sbuca dal nulla in una strada residenziale a ridosso del centro: viale Sabotino, al confine tra la cittadella dell'università Bocconi e i locali della nuova movida di Porta Romana. L'ombra ha in mano una spranga improvvisata e semina una violenza cieca. Per Milano è il cupo remake di un film già visto: maggio 2013, il ghanese Mada Kabobo ammazza senza motivo tre persone a colpi di piccone. Martedì sera per puro caso non ci scappa il morto un'altra volta: un giovane uomo che aspettava il tram viene colpito con furia cieca e omicida. La spranga gli sfonda il cranio in due punti. Ai carabinieri fa solo in tempo a dire: «Non lo conoscevo, non l'ho mai visto». Poi perde conoscenza. Si salverà, ma porterà per sempre addosso i segni dell'aggressione.

Sono i due volti dell'immigrazione, quelli che si incrociano per caso alle 22,30 di martedì all'incrocio tra viale Sabotino e via Ripamonti, alla fermata del 9. A aspettare il tram, insieme ad altre venti persone, c'è il trentunenne, con le cuffie delle musica alle orecchie: è un serbo, regolare, permesso di soggiorno, lavoro. È la musica forse a non fargli notare quello che gli altri intorno a lui e anche i passeggeri del tram che sta arrivando, hanno visto: l'energumeno con gli occhi fuori dalle orbite che prima cerca di divellere una impalcatura, poi dietro l'edicola recupera un pezzo di transenna e inizia a colpire qua e là, a casaccio, con furia.

Si chiama Frankling Njuakeh, camerunese, trentunenne come la sua vittima. Anche lui è un immigrato, anche lui regolare, con una residenza dalle parti di Treviso: ma solo sulla carta, perché in realtà vaga da tempo per il nord Italia, senza una casa fissa. Alle spalle ha precedenti per lesioni ma non è stato espulso. Come altri nella sua situazione, è diventato una mina vagante; un mix di rabbia repressa, odio, psicosi. Come Ismail Hosni, il tunisino che a maggio accoltellò due militari alla Stazione Centrale, o Saidou Diallo, ghanese, che cercò di fare la stessa cosa a luglio. In quei casi, almeno, a venire presi di mira erano dei simboli, i rappresentanti dello Stato. Martedì sera invece scatta l'aggressione a casaccio: proprio come Kabobo. Tocca al serbo come potrebbe toccare a chiunque.

La prima sprangata colpisce l'uomo alle spalle. Il serbo riesce in qualche modo a non crollare a terra, cerca rifugio a bordo del tram ma l'aggressore salta a bordo con lui e riprende a colpirlo con violenza crescente, tra il panico dei passeggeri, e infierisce sulla vittima. Due uomini cercano di bloccarlo, a quel punto Njuakeh scende e si allontana. Intanto però è partito l'allarme al 112, una pattuglia ferma il ghanese poco più in là. Ha gli occhi nel vuoto, quasi in trance. Si lascia portare via senza fare resistenza.

Adesso è a San Vittore per tentato omicidio.

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