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Tornare alla leva obbligatoria: un'idea per rifare gli italiani

La proposta di Salvini di reintrodurre anche il servizio civile va nella giusta direzione I giovani imparerebbero rispetto, sacrificio e generosità. E crollerebbe la disoccupazione

Tornare alla leva obbligatoria: un'idea per rifare gli italiani

Scrive Matteo Salvini su Facebook: «La Lega sta preparando una proposta di legge per reintrodurre il servizio civile e militare obbligatorio per i maggiorenni. Rispetto per il prossimo, spirito di sacrificio, generosità. Voi sareste d'accordo?».

Io sì. Le ragioni a tra poco. Una premessa però. Senza offesa per nessuno dei due, formulata così, questa idea potrebbe averla scritta Rosy Bindi. Non si accenna a fucili e cannoni, non vengono nominati né armi, né esercito, né guerra. In questi termini si potrebbe parlare anche di un anno di seminario o di convento obbligatorio, e si risparmia sulle cartucce. In realtà Salvini sa benissimo che già adesso le esigenze di difesa e di attacco, non si combinano con addestramento di qualche mese buono per tutti. La guerra più tosta e alla fine persino più cruenta la si combatte con commando di pirati informatici, e anche i tagliatori di teste sono fulminati da droni più che da caporali di giornata. Per questo Salvini concepisce la leva per tutti proprio così: una sorta di noviziato laico per diventare uomini (e donne) capaci di stare al mondo, indotti a viva forza ad accorgersi che esiste il vasto mondo, qualcosa oltre il proprio ombelico, e la pappa non è sempre pronta mentre si ciondola in attesa di un lavoro che non viene. Un campo di rieducazione, per dirla in modo antipatico, che somiglia a una scuola di sopravvivenza per chi non sa concepirsi lontano dalle lasagne della mamma.

Sia chiaro. Il militare obbligatorio è nato con gli Stati moderni, prima non esisteva. È stato l'unico modo per fornire carne da cannone in quantità bastevole alle spaventose guerre che hanno riempito di sangue e di morti il secolo scorso. E nelle guerre il male si raccoglie a secchi e il bene con un cucchiaio.

Eppure quel cucchiaio è stato un bene preziosissimo. Parlo del nostro paese. La prima guerra mondiale, con il carico mortale dei suoi 650mila caduti in trincea, è stato il vero inizio dell'unità nazionale. Si sono trovati nella stessa condizione uomini di ogni regione e cultura. Ovvio: i laureati e i signori facevano gli ufficiali, ma sul terreno - eccettuati gli alti pennacchi - si sono spezzate le corazze invisibili che rendevano impermeabili tra loro le classi sociali. Non parlavano neppure la stessa lingua, ma è stata una mescolanza rigeneratrice. Tutti miseri, tutti bisognosi, alla fine fratelli. Il film di Mario Monicelli, La Grande Guerra mostra l'incontro tra il milanese Gassman e il romano Sordi, tenuti insieme da qualcosa di più forte delle differenze, che è proprio la disponibilità al sacrificio, persino della vita, alla generosità, al rispetto. Tali e quali le virtù citate da Salvini e senza delle quali esiste solo l' homo homini lupus di Hobbes. O, per dirla con Eduardo: "«Arruobbe tu? Arrobbo pur'io! Si salvi chi può!».

Nel secondo dopo guerra la leva obbligatoria ha accompagnato la crescita tumultuosa dell'Italia, e ha consentito un'immigrazione dal Sud al Nord capace di integrazione, senza che diffidenza per chi arrivava povero e sperduto, con altri costumi e modi di essere, tracimasse in violenza sociale e razzismo.

Oggi elencherei altri utili insegnamenti. Il principio di autorità. La sanzione per l'indisciplina. L'idea di essere parte di un corpo. La capacità di adattamento. Tutto a coronamento di quei tre valori di cui sopra: rispetto, sacrificio, generosità.

Restano un paio di siepi da scavalcare peggio di cavalli di frisia. Innanzitutto nelle scuole di ogni ordine e grado vige ancora il residuato bellico della cultura sessantottina, per cui i militari sono considerati una razza parassitaria in tempo di pace e sanguinaria quando lavora. Soprattutto c'è nel linguaggio di Salvini una parola tabù che rende impossibile il ripristino della leva e della coscrizione. È l'aggettivo «obbligatorio»: ha il torto di essere l'equivalente di «dovere». L'idea che noi dobbiamo qualcosa a qualcuno, urta contro la cultura ossessiva e totalitaria dei diritti individuali, l'unica cosa assoluta. Vuoi mettere il diritto alla cannabis?

In conclusione: la proposta è buona, tiene persino conto del servizio civile per chi non sopporta l'odore della polvere da sparo. Contribuirebbe persino ad abbassare il tasso di disoccupazione giovanile.

Per questo non passerà.

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