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Toti raduna le truppe Strappo da Fi a un passo

Il governatore deluso va verso la scissione Carfagna: «Non si può sfasciare il partito»

Toti raduna le truppe Strappo da Fi a un passo

Roma Erano trecento. Giovani e forti non si può dire, ma totiani di ferro sì. La Villa sull'Appia, ai Castelli Romani, ospitava mercoledì il meeting tra pini e tovagliati candidi che preparava la rottura del governatore della Liguria con Forza Italia. Data: lunedì prossimo. Ma poi il piano di battaglia di Giovanni Toti ha registrato una frenata, quando ieri pomeriggio il vicepresidente di Forza Italia, Antonio Tajani, ha convocato una nuova riunione del Tavolo delle regole per il primo agosto. L'appuntamento per il Board dei cinque è nel pomeriggio, nella sede di piazza San Lorenzo in Lucina. Il governatore fa sapere che ci sarà, ma se non si troverà un accordo giovedì non aspetterà oltre. E le posizioni, sua con il leader Silvio Berlusconi che con l'altro coordinatore pro tempore del partito Mara Carfagna, rimangono distanti.

L'altroieri, tra i suoi tifosi che sfidavano la calura sul prato verde, Toti usava toni ultimativi. Un po' garibaldini. «O si rinasce o si muore». «La pazienza è finita». Sembra non ci creda più nella «rivoluzione d'ottobre», che aveva annunciato tra squilli di trombe all'indomani della nomina a traghettatore. La bozza inviata a Berlusconi è stata respinta e lui non è affatto duttile su ruolo onorario del fondatore e sul coordinatore che vuole plenipotenziario politico, su primarie aperte e azzeramento della classe dirigente. La proposta unitaria di riforma della democracy interna di Fi la vuole, ma senza cedere sui suoi punti. La vicepresidente della Camera, invece, è più dialogante e propone diverse ipotesi, anche le capigruppo Mariastella Gelmini e Anna Maria Bernini cercano una difficile mediazione, che tenga tutti insieme.

Il punto è che, secondo le indiscrezioni, Berlusconi di primarie non vuol sentir parlare, al massimo di un congresso a dicembre per gli iscritti. E il vero nodo che divide Toti e Carfagna è proprio il suo status. «Siamo d'accordo sul rinnovamento - spiega al Giornale la Carfagna -, ma per arrivarci non bisogna sfasciare il partito. Possono convivere due figure di presidente e coordinatore, ambedue operativi. Spero si esca presto da questa fase, fa rabbia vedere un partito trascorrere settimane ripiegato su se stesso, invece di affrontare le questioni che interessano i cittadini: economia, tasse, lavoro... E mentre cresce il disagio sui territori e nei gruppi parlamentari, che vogliono chiarezza».

Toti, però, non si piega, scalpita, pretende tutto e subito, fa sapere che ha riaperto i canali di dialogo con la leader di Fdi, Giorgia Meloni. Con il Capitano leghista Matteo Salvini fa il gioco delle parti, appoggiandolo e punzecchiandolo, ma facendo intendere apertamente che è pronto a mettersi ai suoi ordini.

All'ultima riunione ha continuato a montare contro i vertici azzurri i suoi seguaci laziali, con in testa l'ex presidente del Consiglio regionale Mario Abruzzese. Ha detto che «i nominati che controllano il partito non potranno sperare nelle ferie per farla franca, perché prima che Fi faccia la fine dei dinosauri, o cambia o lo facciamo cambiare».

Il timore è che senza una scissione non decolli mai il suo progetto politico (tutto da capire) «Italia in crescita».

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