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Tregua momentanea nel M5S: Di Maio tranquillizza i ribelli

La leadership del capo politico resta comunque in discussione: ecco il documento per dare più poteri al gruppo al Senato rispetto al ministro degli Esteri

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Uno stop momentaneo e, probabilmente, solo apparente: all'interno del Movimento 5 Stelle pare ci sia una tregua. L'incontro tra Beppe Grillo e Luigi Di Maio a Roma inizialmente non sembrava aver sortito alcun effetto immediato, ma il dato inconfutabile è che da parte del ministro degli Esteri vi è stato un tentativo di riconfermare la propria leadership: ha rifiutato (almeno per ora) di strizzare l'occhio alla sinistra, ha detto no anche al voto su Rousseau per un'eventuale alleanza con il Partito democratico in Emilia-Romagna e ha ottenuto il rinvio della modifica dello statuto che assegnerebbe pieni poteri al gruppo al Senato. L'impressione è che voglia mantenere il pallino del gioco in solitaria. Anche perché, come riporta l'edizione odierna del Corriere della Sera, questa sera si presenterà all'assemblea congiunta per farsi dare i pieni poteri sul Mes, il dossier sul fondo salva-Stati fortemente contestato dal presidente del Consiglio Giuseppe Conte. E una fonte a lui vicina avrebbe fatto notare: "Avete notato che Conte è sparito? Si vede sempre meno in tv, la sua popolarità si sta appannando".

Guai in vista?

Gli oppositori interni, alcuni dei quali avevano già presentato la Carta di Firenze per chiedere meno poteri al capo politico, ora sembrano essere disposti a sposare la linea tracciata dal garante dei pentastellati: "Non è il momento di sfasciare, non è possibile sfiduciare Luigi". Va riportato che nella giornata di ieri Paola Taverna avrebbe frenato sulla riforma dello statuto presentata dal gruppo dei 16: "Prima questa bozza va fatta vedere a Luigi". L'intento del documento è quello di conferire al gruppo il potere di determinare la linea politica, superando così il ministro degli Esteri. Ieri è stato cercato di metterlo al voto, ma il regolamento non lo consente poiché le votazioni vanno annunciate prima. Resta comunque un nodo di fondo: bisognerebbe ottenere i due terzi, ovvero 70 senatori, di voti favorevoli.

Un'altra questione aperta rimane quella delle alleanze territoriali, in particolare in vista delle elezioni Regionali in Emilia-Romagna in programma domenica 26 gennaio 2020. Di Maio ha annunciato l'impossibilità di sostenere un candidato di un altro partito, come contenuto nello statuto, ma non mancano le smentite. La deputata grillina Roberta Lombardi ha fatto sapere: "Non è vero che il nostro statuto lo vieta". Tesi rafforzata anche dalle dichiarazioni di Emanuele Dessì: "Ho cercato in tutto il documento, ma non ho trovato nulla. Ho usato le parole chiave nel pdf, ma niente". Tuttavia l'ex vicepremier tira dritto per la sua strada. "Non possiamo defenestrarlo, anche se ormai è solo. Dobbiamo erodere il suo potere assoluto", spiega un dirigente.

Infine il M5S non è ancora riuscito a risolvere l'elezione del capogruppo alla Camera: il favorito pare essere Davide Crippa, ma non è da escludere che Francesco Silvestri si ripresenti.

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