Politica

Tregua partigiana per Renzi Ma l'Anpi non cede sul No

Dopo le polemiche, il presidente Smuraglia accetta l'invito del premier a un confronto sul referendum

Tregua partigiana per Renzi Ma l'Anpi non cede sul No

Come sottrarsi a un'insistenza inopportuna? Al giovanotto nelle vesti del saccente «seccatore» di turno, che a tutti i costi pretende il «confronto», anzi un duello, una sfida all'O.K. Corral dal sapore televisivo e con pubblico a favore? Dopo aver a lungo tergiversato, dopo averci meditato con l'abituale serietà e schiettezza, avendolo persino definito «invito anomalo», il professor Carlo Smuraglia, presidente dell'Anpi, ha dovuto alla fine dire di «sì» a Matteo Renzi. Per cui l'incontro, prima tanto temuto dal premier, poi ribaltato in una partita da vincere facile a furor di slogan, si farà in una delle Feste dell'Unità emiliane: quale si vedrà, le diplomazie incrociate sono al lavoro per chiudere con una tregua «operosa» quello che rischiava di pendere come una mannaia sul Pd dilaniato dal referendum renziano.

Si può dire allora che i partigiani abbiano seppellito il tomahawk, l'ascia di guerra? Probabilmente no, sia per i contrasti e le resistenze emerse nell'ultima riunione dell'ufficio di presidenza Anpi, il 23 agosto scorso. Però la principale delle questioni era stata nel frattempo appianata dai pontieri pidini che hanno lavorato ai fianchi l'organizzazione, rimuovendo per esempio il divieto di propaganda e smorzando convenientemente i toni del leader, ricordando piuttosto le ragioni di «fratellanza» con i partigiani, e il loro senso di responsabilità. La questione nei dettagli è stata affrontata dove s'è mantenuto palpitante il cuore partigiano, appunto nell'Emilia post-comunista, dove l'altro giorno il segretario provinciale bolognese del Pd, Francesco Critelli, (sper)giurava che «mai è stata vietata la campagna per il No» e poneva però già il succo dell'accordo: «Qualora decidessero di partecipare, l'associazione sarà libera di fare quel che crede nei propri spazi. Ma non fuori da quelli, né potrà volantinare in giro per la kermesse...». Critelli aveva ritenuto di precisare quanto fosse «difficilmente accettabile per noi immaginare una campagna contro le nostre posizioni all'interno della Festa» e, soprattutto, che «non controlleremo cosa fanno nel loro stand, certo non stiamo lì per fare ispezioni». Le ragioni del No saranno così contenute nel «pubblico confronto» imposta da Renzi al capo dell'associazione che ha fatto la storia del Pci e che conta oltre centomila iscritti. Avverrà come proposto (imposto?) dal segretario alla Versiliana: «Io dirò perché votare sì, lui dirà perché no, ognuno voterà come gli pare, e ci daremo un abbraccio» (quest'ultimo dettaglio, se verosimile, non è ancora certissimo, considerato il fastidio mostrato dal professore di diritto, ed ex membro del Csm, per le avances renziane).

Segni della freddezza partigiana sono rintracciabili nella stessa nota diffusa ieri, dove si ricorda che la «questione principale circa la libertà, senza limitazioni, dell'Anpi di usufruire spazi all'interno della Festa, appare sostanzialmente e ragionevolmente risolta» per cui «non sussistono motivi di sorta per non accettare l'invito del segretario del Pd». Naturalmente, precisano ancora i partigiani, «sede, data, modalità di svolgimento e scelta del moderatore dovranno essere concordate, in breve tempo, tra i rispettivi organismi a ciò delegati, in modo da garantire paritarie condizioni di imparzialità e linearità del dibattito». Se ciò accadrà, «come ci auguriamo» si aggiunge con grande prudenza, «sarà una buona occasione di confronto». Insomma, un: «siamo pronti alla sfida», ma occhio a non barare. Accorgimento da ritenersi essenziale, considerate le competenze giuridiche dell'uno e la furbizia dell'altro.

Indovinate chi dei due.

Commenti