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Tremonti diserta l'audizione e manda una memoria I dubbi sulla commissione: «Lavori polemici»

Tremonti diserta l'audizione e manda una memoria I dubbi sulla commissione: «Lavori polemici»

L'ex ministro dell'Economia, Giulio Tremonti (nella foto) ha declinato l'invito a presentarsi in audizione dinanzi alla commissione Banche inviando al presidente Casini una memoria scritta. Nell'incipit si esprimono dubbi sulla validità e sull'opportunità dei lavori della commissione che stanno seguendo «un corso che è stato prima accidentale e polemico, poi caotico e cinico e folkloristico, caratterizzato da attenzione o relativa disattenzione nella scelta dei temi e dei personaggi verso cui si svolge l'attività, selezione a volte casuale, ma a volte anche strumentalmente ed evidentemente compiacente o codarda». Le venti pagine della memoria sono suddivise in due capitoli. Nel primo si affronta la crisi economica globale rispetto alla quale Tremonti rivendica che «non ha colpito l'Italia». La politica rigorosa di bilancio seguita dal 2008 al 2011 ha tenuto il nostro Paese al riparo ma, osserva l'ex ministro, «la crisi italiana doveva essere inventata per trovare un colpevole e così per mascherare ben più gravi e reali stati di crisi, a partire da quelli in essere all'interno delle banche tedesche e francesi». Di qui il «dolce colpo di Stato» contro Berlusconi del 2011 a colpi di lettere della Bce e di spread fatto salire ad arte. Crisi rientrata quando il governo Monti accettò la contribuzione pro quota di Pil al Fondo salva-Stati che tolse dagli impicci gli istituti tedeschi. Per quanto riguarda la crisi bancaria, l'ex titolare del Tesoro ne ha imputato l'esplosione alle politiche recessive del governo Monti e all'introduzione del bail in.

Tremonti ha lamentato la mancata applicazione della legge sul risparmio che avrebbe imposto un maggiore coordinamento politico tra Autorità che non si parlano come Bankitalia e Consob.

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