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Trump a Parigi attacca Macron. E in casa scoppia la grana Stormy

Trump a Parigi attacca Macron. E in casa scoppia la grana Stormy

Trump sotto accusa, ma sempre pronto a contraccambiare. Colpo su colpo. «Un insulto», con questa parola il presidente americano ha messo nel mirino Emanuele Macron. Su Twitter il tycoon, mentre era in volo verso Parigi, ha duramente criticato la proposta del presidente francese di «costruire un esercito europeo per proteggersi da Stati Uniti, Cina e Russia».

«Forse l'Europa dovrebbe prima pagare la sua giusta quota alla Nato mantenuta in gran parte dagli Stati Uniti!», ha scritto Trump. In un'intervista di due giorni fa a Europe 1 Macron aveva ribadito che l'Europa non potrà difendersi senza «un vero esercito europeo». «Dobbiamo proteggerci - aveva detto - nei confronti della Cina, della Russia e anche degli Stati Uniti d'America», accennando alla decisione americana di ritirarsi dal trattato di disarmo nucleare degli anni Ottanta. Neanche il tempo di archiviare il «caso Macron», ed ecco che il presidente americano ha dovuto incassare un altro colpo. Questa volta proveniente dal Wall Street Journal, secondo cui «Le autorità americane hanno messo le mani e raccolto le prove del coinvolgimento di Donald Trump nei pagamenti alla porno star Stormy Daniels e all'ex coniglietta di playboy, Karen McDougal».

Prima di imbarcarsi sull'aereo che lo avrebbe portato a Parigi, Trump aveva toccato un altro «nervo scoperto» di questi giorni: «Non conosco Whitaker, ma gode di grande considerazione e ha un'ottima reputazione». Matt Whitaker, nominato ministro della Giustizia all'indomani delle elezioni di midterm dopo le dimissioni forzate di Jeff Sessions, è infatti un fedelissimo di Trump, che lo ha scelto con l'evidente scopo di fargli bloccare il dossier che più lo preoccupa: l'inchiesta sul Russiagate condotta dal procuratore speciale Robert Mueller. Agli addetti ai lavori questo appare solare, ma Trump parla con loro solo per screditarli, e rivolge invece i suoi messaggi di semplice impatto a una platea ben più vasta e manipolabile. Per questo si è sentito libero di aggiungere, prima di salire sull'Air Force One: «Non ho parlato con lui del Russiagate. È una vergogna ed è molto triste che venga preso di mira chiunque io indichi».

Partendo per Parigi, dove domani parteciperà alle solenni cerimonie per il centenario della fine della Prima Guerra Mondiale, Trump lascia aperte dietro di sé numerose delicate questioni.

La più seria, come si è detto, è quella del Russiagate, che è percepita da parte dell'opinione pubblica americana - quella a lui più ostile - come un problema di ostacolo alla ricerca della verità.

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