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Trump: "Dazi sulle lavatrici" Guerra dichiarata alla Cina

Alla vigilia della partenza per la Svizzera, il presidente fa infuriare Pechino e Seul. Colpiti pure i pannelli solari

Trump: "Dazi sulle lavatrici" Guerra dichiarata alla Cina

New York Donald Trump porta avanti la bandiera dell'America First e alla vigilia della sua partenza per il World Economic Forum di Davos dichiara guerra a pannelli solari e lavatrici importati. Una nuova crociata per proteggere gli interessi nazionali, e un biglietto da visita con cui sembra rilanciare la sfida all'enclave globalista che lo aspetta al varco tra le Alpi svizzere.

Il presidente americano ha annunciato l'introduzione di dazi del 30% sulle importazioni di pannelli solari negli Usa per quattro anni, per poi calarli gradualmente. Sulle lavatrici, invece, verrà applicata una tariffa del 20% sui primi 1,2 milioni di grandi lavatrici ad uso residenziale importate nel primo anno, e del 50% su quelle che superano quota 1,2 milioni. Dal terzo anno i dazi scenderanno al 16% per il primo gruppo e al 40% per il secondo. La decisione - ha spiegato Trump - è stata presa per proteggere i posti di lavoro americani, e «incoraggerà aziende come LG a produrre negli Usa». La scelta prende le mosse dalle raccomandazioni della US International Trade Commission, secondo cui l'aumento delle importazioni di pannelli solari e lavatrici danneggia i produttori nazionali.

E conferma la linea dura dell'amministrazione sugli scambi commerciali, un messaggio che pare diretto in particolare alla Cina. «L'azione del presidente chiarisce ancora una volta l'intenzione dell'amministrazione di difendere i lavoratori americani», ha spiegato il Dipartimento del commercio. Ma la mossa ha già scatenato l'ira di Cina e Sud Corea. Pechino ha accusato il tycoon di mettere a repentaglio il sistema multilaterale, intervenendo ai sensi della legge statunitense e non attraverso l'Organizzazione mondiale del commercio (Wto). Un portavoce del ministero del Commercio cinese ha espresso il «forte disappunto» del Dragone, definendo la mossa «un abuso dei rimedi commerciali». Mentre Seul ha deciso di sottoporre al Wto una petizione contro i dazi, una decisione «eccessiva che apparentemente costituisce una violazione delle disposizioni del Wto», ha detto il ministro del Commercio Kim Hyun-chong.

Protestano anche i due colossi degli elettrodomestici sudcoreani Samsung e LG: Samsung ha affermato che «i dazi sono una tassa su tutti i consumatori che vogliono acquistare una lavatrice». Negli Usa, invece, la Solar Energy Industries Association ha spiegato che l'imposizione dei dazi costerà la perdita di 23 mila posti di lavoro e la cancellazione di miliardi di dollari di investimenti. Per l'ex sindaco di New York e paladino delle cause verdi Michael Bloomberg, la decisione di Trump distruggerà posti di lavoro, farà aumentare i costi delle bollette e causerà danni all'ambiente. Ci sono però anche aziende che ci guadagneranno, a partire da SolarWorld e Suniva, le due che hanno fatto pressione sul governo perché applicasse le tariffe. Il portavoce di Suniva, Mark Paustenbach, ha definito la scelta «un passo avanti per questa industria manifatturiera ad alta tecnologia, di cui siamo stati pionieri proprio qui in America». Mentre a fare pressione per i dazi sulle lavatrici importate è la Whirlpool, con sede a Benton Harbor, in Michigan. Secondo il presidente, Jeff Fettig, la mossa permetterà di creare nuovi posti di lavoro in Ohio, Kentucky, South Carolina e Tennessee.

«È una vittoria per i lavoratori e per i consumatori americani - ha detto -: il presidente Trump ha assicurato ai lavoratori statunitensi la possibilità di competere allo stesso livello delle controparti straniere».

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