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Trump verso il sequestro dei beni

​Donald Trump è in "panic mode", modalità panico

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Donald Trump è in «panic mode», modalità panico. È il termine usato da media Usa mentre si avvicina la scadenza del 25 marzo, quando il tycoon dovrà versare nelle casse dello Stato di New York 454 milioni di dollari. È l'unico modo che l'ex presidente ha per evitare il sequestro dei beni e ricorrere in appello, dopo la condanna in primo grado per frode commerciale, per avere gonfiato illecitamente il valore degli asset della Trump Organization.

L'ex presidente è a corto di cash. Inutili, finora, i tentativi di trovare una compagnia assicurativa che si assuma il rischio della cauzione da quasi mezzo miliardo. Né si sono fatti avanti generosi benefattori. La Procura generale di New York ha già depositato i documenti per procedere al sequestro delle proprietà di Seven Springs, a nord di Manhattan e poi, nel cuore dell'Isola, la Trump Tower, il 40 Wall Street e altri condomini di lusso. Nel mirino anche le proprietà in Florida, a cominciare dal resort di Mar-a-Lago. I «400 milioni in eccesso», che durante il processo Trump aveva dichiarato di avere in cassa, non bastano per fermare gli ufficiali giudiziari. Anche le casse della sua campagna languono - 44,8 milioni di dollari, rispetto ai 97,5 milioni di cui dispone Joe Biden, rispetto ai dati diffusi giovedì.

Ma paradossalmente, nel giro di pochi giorni la ricchezza personale di Trump (in gran parte beni immobili), potrebbe aumentare di ben 3,4 miliardi di dollari. È infatti in corso di finalizzazione l'operazione di quotazione in Borsa del Trump Media & Technology Group, proprietario della piattaforma social Truth. Gli azionisti di Digital World Acquisition, il veicolo ad hoc (Spac - Special purpose acquisition company) creato per l'operazione, sono chiamati venerdì a votare l'acquisizione di Trump Media, per poi procedere alla quotazione la prossima settimana. Il tycoon avrebbe in tasca circa 79 milioni di azioni della nuova azienda che, in base al prezzo di chiusura fatto registrare mercoledì dal titolo Digital World, assumerebbero appunto un valore di 3,4 miliardi. Abbastanza, ammesso che il titolo mantenga questo valore, per risolvere i guai finanziari dell'ex presidente. Ma, ulteriore paradosso, in base alla legge Trump non può monetizzare questi asset prima di sei mesi. Troppo tardi, rispetto alle scadenze che incombono. L'unica strada per evitare i sequestri sembra quella della bancarotta, che congelerebbe (per anni probabilmente) le pretese dei creditori. Trump l'ha già percorsa in passato, per uscire dal disastroso business dei casinò di Atlantic City. Ma stavolta, come ex presidente e nuovamente candidato alla Presidenza, non può permettersi il danno di immagine. Come fatto trapelare al Washington Post dal suo entourage, il tycoon ha seccamente escluso l'ipotesi.

E la scadenza del 25 marzo si avvicina.

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