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Tutte le insidie dei "piani B". Moratti, Casellati e Pera già a rischio franchi tiratori

Il piano b evocato da Matteo Salvini nasconde numerose insidie

Tutte le insidie dei "piani B". Moratti, Casellati e Pera già a rischio franchi tiratori

Il piano b evocato da Matteo Salvini nasconde numerose insidie. La prima: spedire al Colle un presidente di sinistra, a dispetto del pallottoliere che stavolta pende dalla parte del centrodestra. Il classico autogol. È lo scenario più temuto. Il rischio c'è. Soprattutto se i candidati (di centrodestra) dovessero essere impallinati dai franchi tiratori che si annidano nei gruppi di Lega, Fdi, Fi e Coraggio Italia. Le mosse del leader del Carroccio rischiano di riconsegnare per i prossimi sette anni il Quirinale nelle mani di esponenti di area dem.

Giuliano Amato e Mattarella bis sono due scenari concreti nell'ipotesi in cui il centrodestra si incarti tra veti e strategie sbagliate. Anche l'elezione al Quirinale del ministro della Giustizia Marta Cartabia difficilmente passerebbe come una vittoria di Salvini e del centrodestra.

Le trappole lungo il percorso che porta al piano b spuntano una dietro l'altra. La seconda insidia: l'asse con Matteo Renzi. Salvini punta tutto sull'intesa con il leader di Iv. Ma sbaglia. Renzi gioca su due tavoli. È chiaro che non impiegherebbe più di un nanosecondo per cambiare metà campo e interlocutore. Passando da Salvini a Letta. Per chiudere (con le dovute garanzie) sull'elezione di Paolo Gentiloni o Giuliano Amato. Il Papeete non ha insegnato nulla.

Nel piano b di Salvini lo schema è chiaro. Se Berlusconi non scioglie in senso positivo la riserva, il numero uno del Carroccio mette sul tavolo la seconda opzione: una candidatura che potrebbe convincere molti (ma non tutti). Il nome corrisponde all'identikit di Letizia Moratti. C'è l'ok di Toti e Renzi. I rischi arrivano però dalla pattuglia FI: i grandi elettori azzurri vicini al ministro del Sud Mara Carfagna potrebbero impallinare l'ex sindaco di Milano. Per i parlamentari legati a Carfagna la prima scelta è Silvio Berlusconi. In seconda battuta c'è Gianni Letta. E malumori arriverebbero anche dall'ala legata al ministro della Pubblica amministrazione Renato Brunetta. Dal partito di Giorgia Meloni fanno sapere che «il piano B va deciso al tavolo di centrodestra che per ora è compatto su Silvio Berlusconi. Qualora il cavaliere facesse un passo indietro, Fdi metterebbe sul piatto altre opzioni».

La strada del piano B è dunque tutta in salita per il centrodestra. Oltre Letizia Moratti, le altre opzioni che girano sono quelle di Marcello Pera e del presidente del Senato Maria Alberti Elisabetta Casellati. Più defilato Pier Ferdinando Casini.

Tutti profili autorevoli che però non uniscono. Si aprirebbero, dunque, praterie per i franchi tiratori nel centrodestra. I rischi di un possibile flop del piano b hanno tutti un nome e cognome. Il primo è Giuliano Amato. Il dottor Sottile spera in un autogol del centrodestra per realizzare quel sogno quirinalizio che insegue ormai da un ventennio. Amato conserva rapporti buoni con pezzi del centrodestra. E potrebbe centrare l'obiettivo giocando sulle divisioni in casa del centrodestra. Altra opzione gradita al Partito democratico e al centrosinistra è il Mattarella bis. Il presidente della Repubblica potrebbe cedere al pressing sul bis in caso di stallo nel centrodestra. Terza ipotesi: Paolo Gentiloni.

Il commissario europeo agli Affari economici spera di portare Renzi nel centrosinistra e scalare il Colle con i voti dei grandi elettori di Italia viva.

Non è tramontata del tutto la pista Cartabia: un centrodestra alle prese con piani b e c potrebbe rimettere in partita la Guardasigilli.

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