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Tutti i sospetti sulla Ong che denuncia le fake news

Avaaz è la più potente rete di attivisti online. Megafono per l'intervento in Libia e contro Lega e Forza Italia

Tutti i sospetti sulla Ong che denuncia le fake news

Facebook s'è scelta un giudice e l'ha incaricato di liberare le sue pagine dalle false notizie. Quel giudice globale si chiama Avaaz e in Italia ha già fatto chiudere 23 pagine sospette. Non abbiamo elementi per negarne la colpevolezza, ma in questa grande caccia agli untori, colpevoli d'incrinare le certezze degli elettori e le verità algoritmiche di Mark Zuckerberg, anche la competenza, l'indipendenza e la neutralità del giudice prescelto rappresentano incognite non da poco. Dietro Avaaz, in sanscrito antico «la voce», lavora un'associazione online messa in piedi nel 2007 dai circoli più «progressisti» e «politicamente corretti» degli Stati Uniti. Un'associazione che grazie a finanziamenti non sempre trasparenti si trasformerà in quella che il quotidiano Guardian definisce «la più ampia e potente rete di attivisti on line». Talmente potente da diventare, nel 2011, il megafono globale della campagna per l'intervento in Libia spingendo Obama ad avvallare la no fly zone voluta da Parigi e ottenere la caduta di Muhammar Gheddafi. Una campagna seguita, nel 2015, dai finanziamenti per oltre mezzo milione di dollari a quel vascello del Moas, vero battistrada di tutte le Ong arrivate poi a traghettare migranti in Italia. Non paga dei disastri libici, Avaaz garantisce il suo sostegno politico ed economico anche alla rivolta siriana costata 400mila vite arrivando, nel 2016, a invocare una no fly zone in difesa delle zone di Aleppo occupate da Jabhat Al Nusra, la costola siriana di Al Qaida.

Sul fronte italiano, la plateale partigianeria di Avaaz non è meno spregiudicata. Qui i suoi agit-prop promuovono nel 2013 le campagne per la cacciata dal Senato di Silvio Berlusconi. E al grido di «Salvare Berlusconi è illegale» lanciano una campagna di firme per far pressioni sui settori del Pd poco convinti della necessità di far decadere il Cavaliere. Solo cinque anni dopo, Avaaz è il fulcro della campagna online che invita gli elettori del Sud Italia a votare i pentastellati per fermare l'avanzata di Lega, Fratelli d'Italia e Forza Italia. «Il movimento cittadino Avaaz lancia un appello per unire gli elettori contro l'estrema destra - annuncia nel febbraio 2018 - votando per il candidato che ha più possibilità di batterli: la coalizione di centrosinistra o il Movimento 5 Stelle». Guarda caso è proprio in Sicilia e nel Sud che si concretizza nel marzo 2018 il successo dei pentastellati. Visto l'attivismo nello spostare voti, attirar migranti e attaccare Berlusconi, bisognerebbe chiedersi se Avaaz stia dalla parte dei giudici, come propone Facebook, o da quella degli imputati.

Ma l'ambiguità di Avaaz non è l'unica. Pensate a «Newsgard» il «guardiano delle notizie» (letterale) scelto da Microsoft - e pronto a sbarcare in Italia - per proteggerci da siti colpevoli di far il giochino di Russia, movimenti sovranisti o gruppi illiberali. Anche qui la presunta indipendenza è resa dubbia dalla presenza nel comitato di consulenza del danese Anders Fogh Rasmussen, ex-segretario generale Nato fondatore di «Alliance of Democracies Foundation», il cui obiettivo è tenere l'Europa lontana dall'influenza russa. La grande battaglia per la «verità» sembra nascondere il tentativo di far spazio a un'«unica» verità.

E a giudicare dai risultati delle campagne di Avaaz in Libia, Siria e sud Italia questo non sembra un gran bene.

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