Cronache

Uccide con un'ascia la moglie e un bimbo: preso

L'assassino è un cinese di 51 anni. I carabinieri l'hanno trovato a casa con l'arma in mano

Uccide con un'ascia la moglie e un bimbo: preso

Sul balcone una tovaglia gialla stesa sul filo dei panni. A terra vasi pieni di nulla. Piante e fiori non sono roba da quartiere Zaist, dove a sbocciare è solo il degrado; specchio di una vita grigia nella zona più grigia di Cremona. Qui ieri, tra palazzi anonimi e gente senza nome, si è consumata la tragedia che tanti temevano, allontanandola con la sola forza della speranza. Ma la speranza non è bastata per salvare dai colpi di accetta una donna di 46 anni, Chen Aizhu, e un bambino di 3 anni, Wen Jun Ye

A sguainare quella lama micidiale è stato Wu Yongqin, 50 anni, cinese: stessa nazionalità delle vittime.

«Un tipo strano, con problemi psichici. Ma, all'apparenza, non violento», è la descrizione fatta dai vicini. I carabinieri lo hanno trovato in casa con l'ascia ancora tra le mani. Dita sporche di sangue. E schizzi rossi sulle pareti dell'appartamento.

Sul pavimento della cucina, due corpi: la moglie dell'omicida e un bimbo agonizzante con una profonda ferita da taglio sulla fronte.

I soccorsi arrivano subito. Per la donna non c'è già più nulla da fare, per il piccolo la corsa in ospedale è inutile: salvargli la vita è impossibile, morirà pochi minuti dopo il ricovero.

In via Fatebenefratelli, civico 1, i carabinieri srotolano il nastro bianco e rosso per delimitare il perimetro del portone d'ingresso. Sul citofono, tante «targhette» stranieri. Incomprensibili. Famiglie che si dividono tra il lavoro di 10-12 ore al giorno in città e il riposo in case più simili a tuguri che a vere e proprie abitazioni.

Il bimbo morto durante la furia dell'uomo, non è il figlio della coppia ma il figlio di amici (anch'essi cinesi) che avevano lasciato in quell'appartamento maledetto il loro piccolo perché impegnati nel loro negozio in via Giuseppina.

Cosa abbia scatenato il raptus dell'uomo è ancora un mistero, ma scoprirlo conta davvero poco. Si sarà trattato probabilmente di una sciocchezza che però nella mente fuori controllo dell'assassino si è trasformata in qualcosa di gravissimo.

In zona c'è una specie di «centro di solidarietà e assistenza» che il cinese arrestato ieri dai carabinieri era solito frequentare, non tanto per essere curato ma per trovare qualcuno che gli offrisse una sigaretta o una birra.

Illeso solo il figlio della coppia, un 13enne che nel momento in cui il dramma si è consumato si trovava fuori di casa.

Quando è tornato in via Fatebenefratelli ha visto degli uomini in tuta bianca sul balcone della sua abitazione. Per evitargli lo choc, è stato affidato ai servizi sociali. Toccherà agli psicologi fargli superare lo choc della notizia di un padre assassino e di una madre che non c'è più. Uno psicologo dovrà stare anche a fianco dei genitori del bimbo, vittima innocente all'interno di una casa dov'era stato portato per stare al sicuro, e dove invece ha trovato la morte.

A colpi di mannaia.

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