Uccisa per 30 euro: i killer della pensionata sono tre marocchini
25 Ottobre 2017 - 09:40Presi gli assassini di Mirella Ansaloni, 79 anni Incastrati dalla refurtiva in un compro oro
Avevano architettato tutto. Volevano derubarla, ma non si sono fatti scrupoli ad ucciderla. Lei fu trovata riversa a terra in cucina con diverse ferite alla testa e sul collo, ma nessun segno di effrazione in casa. Ora il quadro delle ultime tragiche ore di vita di Mirella Ansaloni, 79 anni, è chiaro: non fu morte naturale, ma omicidio.
Ci sono voluti poco più di un mese e la tenacia degli investigatori per portare ad una svolta il caso. La donna fu trovata morta nella sua casa di Finale Emilia, nel modenese, lo scorso 18 settembre. I carabinieri di Modena, coordinati dal pm Claudia Ferretti, hanno fermato ieri tre giovani, residenti con le famiglie in paese, tutti originari del Marocco. L'accusa è di omicidio volontario aggravato dalla minorata difesa e dalla rapina. Sono stati capaci di ammazzare per poco meno. I tre ragazzi, fra i 19 e i 22 anni, hanno ucciso per 30 euro e due collier, uno, poi rivenduto per 500 euro. Ed è stata anche quella collana a tradirli: ritrovata fra le proposte di un «compro oro» a Milano, è stato come rinvenire l'arma fumante. La svolta è arrivata poi con il sopralluogo nella casa della signora, effettuato dal Ris di Parma una decina di giorni dopo la morte: i rilievi, incrociati con le evidenze dell'autopsia non hanno lasciato ulteriori dubbi.
La donna, pur soffrendo di frequenti svenimenti, non avrebbe potuto procurarsi quelle ferite solo scivolando a terra e urtando le bottiglie che furono ritrovate in frantumi ai suoi piedi.
Anche i segni sul collo dicevano di qualcosa di ben diverso da una caduta accidentale. Questo è il quadro cui sono arrivati gli inquirenti, insieme al procuratore capo di Modena, Lucia Musti. Ricostruita anche la dinamica antecedente ai fatti e la premeditazione del gesto. Uno dei tre assassini era stato a lungo vicino di casa della vittima: sarebbe stato lui ad ideare il piano, forse solo con l'intenzione di rapinare la donna di cui conosceva a perfezione orari ed abitudini.
Lui ha raggranellato un paio di complici: quasi coetanei anch'essi residenti a Finale Emila. Ed anch'essi questo è il dato più spiazzante apparentemente ben inseriti nel paese emiliano. I tre si sono dati appuntamento nella casa ormai vuota, dove uno dei ragazzi aveva abitato, ingannando l'attesa per il rientro della donna, anche giocando al cellulare. Poi tutto è cominciato suonando il campanello per chiedere un bicchiere d'acqua. Il ragazzo sapeva che la donna lo conosceva e si sarebbe fidata. Poi l'aggressione, a bottigliate, quindi la razzia e la fuga.
I tre si sono prima diretti a Ferrara in bus. Qui, dopo una prima manche di baldoria con la loro compagnia abituale nella città degli Estensi, si sono divisi. Uno dei tre assassini è rientrato a Finale Emilia. Gli altri due hanno proseguito per Milano in treno, venendo pure multati per non aver pagato il biglietto. L'obiettivo era piazzare meglio sul mercato lombardo i collier, ma uno, rotto durante la colluttazione, non è stato venduto.
Quindi, fra locali e movida, i due hanno speso tutti i soldi guadagnati dalla vendita del gioiello, prima di rientrare a casa. A dare l'allarme dopo qualche giorno sono stati i vicini di casa della donna: da troppo tempo non la vedevano uscire.
Il contributo dei vicini è stato fondamentale anche per via di un altro elemento.
Una di loro notò uno dei ragazzi davanti a casa della donna proprio il giorno del delitto e scrisse al marito un sms manifestando la sua perplessità.