Cronache

Uscire da casa ora è un incubo: boom di occupazioni selvagge

Anche gli appartamenti al mare o in montagna presi d'assalto da inquilini abusivi. E una volta entrati, per i proprietari diventa un'impresa mandarli via

Uscire da casa ora è un incubo: boom di occupazioni selvagge

Senza soldi niente casa. Anzi no, c'è la casa altrui. Come in un recente caso a Milano, zona Lorenteggio, dove un anziano in ospedale si è visto prendere l'appartamento da una donna rom con bambini. Momenti di tensione con gli inquilini. Caso estremo, barbarie, si dirà. Ma è tempo di crisi, tempo anche di una nuova, strisciante forma di occupazione: c'è chi rinuncia alle ferie e chi, sfrattato, è costretto a chiedere ospitalità a parenti e amici mentre combatte una battaglia legale senza fine. Nelle località di vacanza di mezza Italia, specie se vicine a grandi città, è allarme per le case estive «okkupate». Fenomeno che coinvolge soprattutto le seconde e terze case e, comunque, tutte abitazioni private. Non è una guerra organizzata tra poveri, come per le case popolari, sono episodi isolati, ma non per questo meno difficili da combattere. Anzi. Ai proprietari di case al mare o in montagna non resta che affidarsi a sofisticati sistemi d'allarme. Perché una volta forzata una porta o la finestra, gli occupanti si accasano e mandarli via è tutt'altro che semplice.

Solo tra Milano e Roma si contano 15mila occupazioni, ma è difficile dire quante rientrino in questa nuova categoria. Riavere la propria casa diventa un'impresa, da giocare in tribunale, proprio come se si avesse a che fare con un inquilino moroso. «Bisogna sostenere le spese legali, ovvero spendere un sacco di soldi - spiegano a Confabitare, associazione di proprietari immobiliari - aspettando pazientemente i tempi necessari al tribunale per emettere lo sfratto».

Ottenuto il provvedimento si è solo all'inizio. Basta che l'occupante sia, per esempio, una donna sola, madre di bambini piccoli, meglio ancora se disoccupata, per rimandare l'esecuzione e allungare i tempi di anni. Nella capitale una giovane madre, trovata all'interno di una casa occupata abusivamente, una volta identificata dalla polizia è risultata a dir poco recidiva. A tal punto che la donna per ben 15 volte si era resa protagonista di blitz all'interno di case private. Una specie di testa di legno delle occupazioni: dopo qualche mese alla ragazza madre subentrano i «veri» inquilini, quelli disposti a pagare decine di migliaia di euro pur di accaparrarsi un'abitazione da cui difficilmente essere cacciati. Basta «resistere» qualche giorno, giusto il tempo perché i vigili passino a controllare, e il «gioco» è fatto.

C'è chi, poi, appena sfondata la porta si affretta a sostituire le serrature, il nome sul campanello e sulla cassetta delle lettere. È accaduto a Tor San Lorenzo, Ardea, dove alcuni stranieri sono stati trovati in casa altrui. «Era disabitata - si giustificano durante il faccia a faccia con i proprietari - pensavamo fosse abbandonata». A Treviso il «fattaccio» è aggravato da vincoli di parentela. Questa volta la disavventura capita a una nonnina residente in via Santa Bona Nuova: ricoverata per mesi all'ospedale trevigiano, rientrata in casa la trova occupata da un nipote. L'uomo, rimasto senza tetto, approfittando dell'assenza dell'anziana parente pensa di occupare il suo alloggio con moglie e tre figli. Per rientrare in possesso dell'immobile la donna è costretta a chiamare i vigili urbani e l'abusivo si spaventa e cede. Uno dei rari casi risolti in tutta fretta.

Sempre a Roma un uomo è costretto a pagare l'affitto per anni perché la sua casa è occupata da un inquilino moroso. Per rientrare in possesso dell'immobile l'uomo, approfittando dell'assenza del locatario, è costretto a sfondare la serratura e sostituirla con l'aiuto di un fabbro. Azione illegale che gli vale una denuncia e un processo per violazione di domicilio. Ironia della sorte, il suo. Vincenza, 84 anni, di Bari, da quattro mesi vive in garage senza finestre perché qualcuno, mentre era in convalescenza da parenti, le occupa l'appartamento di proprietà.

A Roma in alternativa si può ricorrere all'occupazione di case popolari, sport tra i più praticat. Niente graduatorie e liste di attesa. Basta pagare. Un racket delle occupazioni con la «k». A tenerlo in piedi sarebbero vere e proprie gang formate da boss di quartiere, guardaspalle e informatori agli sportelli degli uffici casa, negli ospedali, fra gli ex-ispettori dell'Ater, fino ai portieri. Una rete di sentinelle che individua le vittime da colpire: anziani e disabili. Gli sgomberi risultano quasi impossibili per gli enti pubblici proprio come avviene per i privati.

Con la differenza che le spese legali e l'affitto di un'abitazione sono a carico delle proprie tasche e non delle casse pubbliche.

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