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Vecchio continente disorientato e senza una linea

Tra Brexit e Nato indebolita, il Vecchio continente rischia di essere sempre più un vaso di coccio tra due vasi di ferro

Vecchio continente disorientato e senza una linea

Il vecchio detto del vaso di coccio tra i due vasi di ferro rischia di attagliarsi bene al futuro dell'Europa nell'era Trump.

Ora come ora, al netto dell'imprevedibilità che rischia di essere la cifra principale della nuova amministrazione di Washington, pare infatti realistico che gli interessi americani e quelli russi convergano ai danni di quelli europei (già di fatto compressi nella loro varietà perché costretti ad accodarsi a quelli della locomotiva tedesca).

Con il suo tipico stile declamatorio, Trump non fa mistero di voler vedere l'Unione Europea sbriciolarsi, una Brexit dopo l'altra; e Putin, seppure meno esplicito, ha chiaramente come suo obiettivo sia l'indebolimento dell'Europa che la scomparsa della Nato.

Non è difficile comprendere chi tra questi tre soggetti si troverebbe nella posizione più debole una volta scomparsi i tradizionali equilibri nel Vecchio Continente. Al momento gli unici a manifestare entusiasmo per l'avvento di Trump sono gli esponenti del «fronte populista» europeo, ieri riuniti a Coblenza, convinti che il mix tra la nuova linea della Casa Bianca e un avvicinamento a Mosca ci indichi la giusta strada: la più entusiasta (e ottimista sulle sue personali prospettive di vittoria elettorale sull'onda trumpiana) sembra essere Marine Le Pen, secondo cui «Trump conta sulla Francia», cioè appunto su di lei.

Al di fuori del giro dei simpatizzanti per il nuovo presidente, il sentimento prevalente tra i governanti e i politici europei è il disorientamento. Disorientata è Angela Merkel, presa di mira con cannonate verbali ad alzo zero da Trump e costretta a concentrarsi sulla «ricerca di compromessi e soluzioni» con il nuovo presidente degli Stati Uniti; disorientata è la sinistra francese, divisa tra un Manuel Valls che denuncia «i toni da dichiarazione di guerra all'Europa di Trump» e un Arnaud Montebourg che invoca piuttosto «un nuovo Trattato di Roma»; disorientata è Londra, con la premier Theresa May «convocata» alla Casa Bianca per discutere a tamburo battente di una nuova intesa bilaterale tra Usa e Regno Unito ma messa in guardia dall'opposizione e da buona parte della stampa a «rendersi conto di quanto poco realmente importi a Trump della Gran Bretagna».

Assai più che disorientati - anzi, preoccupatissimi - sono infine quegli europei dell'Est (baltici e polacchi in prima fila) che temono di essere abbandonati alle brame di Mosca da un Trump più interessato a intessere nuovi rapporti con Putin che a rispettare gli impegni degli Stati Uniti a difendere i suoi fedeli ma deboli alleati che hanno messo il loro destino di libertà nelle mani dell'Occidente. Una Nato indebolita, ripetono soprattutto a Varsavia, manderebbe a Putin un pessimo segnale, le cui ricadute non si limiterebbero a colpire i Paesi che confinano con la Russia.

Ma questo concetto, così evidente nella sua semplicità, sembra suonare obsoleto (Trump dixit) in quei Paesi che con la Russia non confinano.

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