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Veleni, contraddizioni e reticenze I 5 dubbi sulle interferenze russe

Putin (e i suoi hacker) hanno sconfitto la Clinton come dice la Cia? Impossibile dimostrarlo. E anche i dettagli lo negano

Veleni, contraddizioni e reticenze I 5 dubbi sulle interferenze russe

La verità è servita. Il cattivo Vladimir Putin era terrorizzato da una vittoria di Hillary Clinton e per evitarla ha incaricato le proprie spie di tirar fuori tutto il fango nascosto nei computer del «Comitato elettorale democratico» e inserirlo nei vorticosi ventilatori di Wikileaks. Solo grazie a questa manovra Donald Trump ha potuto vincere le elezioni e far piangere la povera Hillary. A certificare la verità già sottoscritta da Obama e compagnia s'è aggiunto venerdì un dossier ufficiale di Cia, Fbi ed Nsa, l'agenzia Usa responsabile dello spionaggio elettronico. Ma il diavolo si nasconde nei dettagli. E per capire quanto opache siano le «verità» dei «nemici» di Trump e Putin bastano cinque piccoli interrogativi che nessuno ha ancora chiarito.

1) Dove sono le prove?

Il rapporto di Cia, Fbi ed Nsa accusa l'intelligence militare russa di aver creato Guccifer 2.0, il misterioso hacker, o gruppo di hacker, responsabile della sottrazione dei documenti informatici usati per infamare la Clinton. Il rapporto si guarda bene, però dallo spiegare come Cia, Fbi ed Nsa abbiano raccolto le prove utilizzate per arrivare a quella conclusione. E non elenca una sola di quelle prove.

2) Wikileaks è al servizio di Mosca?

Stando all'intelligence Usa i dossier rubati sono stati consegnati a Wikileaks dagli stessi servizi segreti militari nascosti sotto l'identità di Lucifer 2.0. Craig Murray, un ex ambasciatore britannico diventato stretto collaboratore di Wikileaks, sostiene, invece, di aver ricevuto i documenti da un componente del Comitato elettorale democratico «disgustato» per come il partito favoriva la Clinton ai danni degli altri candidati. «Nulla arrivò dai russi spiega Murray in un'intervista al Daily Mail - la fonte aveva accesso legale alle informazioni. I documenti arrivarono grazie a una falla interna non per un hackeraggio».

3) Il «Washington Post» è veramente indipendente?

Il quotidiano guida da mesi la crociata contro Donald Trump ed è stato il primo ad ottenere le indiscrezioni sulle «verità» anti russe. Ma il Washington Post appartiene a Jeff Bezos, il fondatore di Amazon a cui Trump promette di far pagare le tasse evase sfruttando la sede legale nel Lussemburgo. E a rendere ancora più ambigua la strana crociata del quotidiano si aggiungono i contratti per oltre 600 milioni che Bezos ha firmato con la Cia in cambio della gestione delle sue risorse informatiche.

4) Perché l'Fbi non esamina i computer della Clinton?

L'agenzia responsabile della sicurezza interna indaga da mesi sulla sottrazione dei documenti puntando il dito contro la Russia, ma non ha mai esaminato i computer del Comitato elettorale democratico. Le indagini di Quantico si basano esclusivamente sui referti delle agenzie private incaricate di gestire la rete informatica della Clinton.

5) Perché nessuno garantisce le verità anti-Trump?

Se il rapporto presentato venerdì non contiene alcuna prova, quello dedicato alle «Attività cibernetiche dolose della Russia» reso pubblico il 29 dicembre da «Dipartimento della Sicurezza» ed Fbi appare ancora più evasivo. Il documento è preceduto da un codicillo in cui si spiega che «il Dipartimento per la Sicurezza Nazionale non fornisce alcuna garanzia di alcun genere riguardo alle informazioni contenute».

Come dire leggete pure, ma non credeteci fino in fondo.

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