Politica

Video smentisce l'Ong Sea Watch sui profughi morti

Fausto Biloslavo

Un nuovo video girato dalla Guardia costiera libica sul disastro del recupero in mare di un gommone stracarico di migranti, lunedì, mostra tutta un'altra storia. L'Ong tedesca Sea Watch, grazie al megafono di Repubblica, punta il dito sui libici accusandoli della morte di 6 migranti e ipotizzando altri 50 dispersi. I «cattivi» libici sarebbero responsabili perché cercavano in tutti i modi di allontanare i «buoni» per evitare che i migranti si gettassero in mare per raggiungere l'Italia. In realtà, quando il gommone tirato sotto la fiancata della motovedetta, comincia ad affondare sono gli stessi marinai di Tripoli a far avvicinare le imbarcazioni di soccorso di Sea Watch per permettere il salvataggio di chi non vuole o non riesce a salire a bordo. Oggi sul sito del Giornale c'è un video, che smaschera la disinformazione «umanitaria». Sul sito di Sea Watch si accusano i libici dell'affondamento del gommone mostrandolo mezzo sgonfiato alla fine dell'operazione, durata quasi un'ora dalle 10.51 alle 11.48. Peccato che prima il gommone sia stato messo in difficoltà dai migranti che a decine si gettavano in acqua per raggiungere gli umanitari, che li attendevano come un'esca a poche bracciate. Come si vede chiaramente in un altro video della Guardia costiera pubblicato ieri sul Giornale.it (girato il 31 ottobre in una situazione simile a quella del 6 novembre). L'Ong coinvolta era Sos Mediterranee con nave Aquarius e sulla sfondo si vede l'Andrea Doria della Marina.

Sea Watch addirittura si lamenta che il 6 novembre «il primo obiettivo dei libici era riportare indietro la gente, non soccorrerla». Peccato che sia l'Italia ad aver chiesto a Tripoli di fermare il flusso. Nonostante avesse il comando delle operazioni Sea Watch faceva quello che voleva e non si teneva a distanza per evitare l'effetto calamita sui migranti. Tutto questo non si capisce, ma l'Ong pubblicizza il filmato del drone che filma i migranti a bordo dalla motovedetta libica Ras Jadir con i marinai che agitano o utilizzano cime e canne di gomma per tenerli buoni. La loro ovvia tentazione è di buttarsi in mare rischiando la vita.

L'aspetto paradossale è che quando i migranti si gettano in acqua il pilota dell'elicottero italiano intima ai libici: «Fermate le macchine e per favore collaborate con Sea Watch. Adesso. Avete una persona sulla fiancata destra fermate le macchine».

Poi il migrante è riuscito a salire sulla scaletta.

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