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Il Viminale: niente multe a chi ignora i "consigli". Il sospetto infiltrazioni

Raccomandazioni del Dpcm, il chiarimento ai prefetti. Fdi: i violenti aiutano il governo

Il Viminale: niente multe a chi ignora i "consigli". Il sospetto infiltrazioni

Niente sanzione per la raccomandazione. I comportamenti virtuosi di distanziamento sociale e astinenza da spostamenti e incontri conviviali casalinghi non sono imposti dall'ultimo Dpcm del governo Conte, ma sono solo condotte «fortemente raccomandate». E dunque, non sanzionabili. Per chiarirlo, il capo di gabinetto del Viminale, Bruno Frattasi, lo ha messo nero su bianco su una circolare inviata ai prefetti, in modo da indicare in che modo le forze dell'ordine debbano comportarsi di fronte a contegni differenti da quelli, appunto, caldamente consigliati. Dunque, se qualcuno viene sorpreso a spostarsi senza avere esigenze lavorative, di studio, senza alcun motivo di salute, in assenza di situazioni di necessità e non volendo recarsi in uno dei negozi ancora aperti, «trattandosi di raccomandazione, non occorre che le persone interessate ai suddetti spostamenti siano munite di autodichiarazione». Ovviamente cambia tutto e lo spostamento va giustificato - se è in vigore un'ordinanza regionale o comunale più restrittiva, come a Genova, dove da ieri il sindaco Marco Bucci ha proibito gli spostamenti a piedi per il centro, senza un valido motivo, dalle 21 alle 6 del mattino.

Insomma, per il Viminale le previsioni «di contenuto esortativo», e dunque «formulate in termini di raccomandazione», non sono «correlate a sanzioni». E il discorso vale anche per il «ricevimento di ospiti nelle abitazioni private», sconsigliate come «raccomandazione». Anche qui Frattasi ribadisce, «a beneficio dell'attività degli organi accertatori, che le previsioni del Dpcm esplicitate in forma di raccomandazione non determinano, nel caso di comportamenti difformi, l'irrogazione di sanzioni».

Buone notizie, insomma, anche se scontate, per chi è refrattario ai «consigli» del governo. E quanto alle proteste, ieri dopo gli scontri degli ultimi giorni che hanno visto episodi di guerriglia urbana in molte grandi città, da Napoli a Roma, da Torino a Milano e Verona, molti hanno rimarcato la differenza e il confine tra la giusta protesta di chi vive il disagio delle restrizioni imposte dal lockdown e la strumentalizzazione dei problemi da parte di facinorosi e violenti.

La presidente di Fdi, Giorgia Meloni, postando su Facebook la foto di una bimba con un cartello che chiede di riaprire «il locale di papà», ricorda come «le vergognose immagini di distruzione dei violenti che hanno creato caos e scontri con le forze dell'ordine, che condanniamo con forza, non inquineranno il messaggio che le tante persone perbene scese in piazza ieri a difesa del proprio futuro, vogliono mandare». La leader sovranista difende dunque «commercianti, ristoratori, lavoratori e categorie di ogni tipo scese in piazza per rivendicare il sacrosanto diritto a vivere e lavorare dignitosamente», e riferendosi alla bambina che «manifesta» per il padre, insiste: «Che la forza di questa immagine possa contrastare le menzogne di chi vorrebbe rappresentare tutti i manifestanti come gruppi di pericolosi estremisti». Quanto ai violenti «che devastano le città», conclude Meloni, «sono nemici di questi italiani», e soprattutto «sono perfettamente funzionali al governo».

L'invito, insomma, è a non togliere legittimità alle istanze di chi viene nuovamente messo ko dal «mezzo lockdown» per colpa dei professionisti dello scontro entrati in azione in questi giorni.

Un punto sul quale si ritrova anche un importante rappresentante delle istituzioni come il capo della polizia Franco Gabrielli, che accanto al plauso per gli agenti delle forze dell'ordine finiti nel mirino dei facinorosi, ricorda anche come queste «frange estreme» nulla abbiano «a che fare con il reale disagio e la sofferenza di una parte significativa del Paese».

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