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Il Viminale sigilla il mare: stretta sulle navi delle Ong

Salvini studia il divieto di ingresso in acque territoriali. I profughi accolti da altri otto Paesi

Il Viminale sigilla il mare: stretta sulle navi delle Ong

Bloccare le navi prima che entrino in acque italiane. Il caso Sea Watch si è appena avviato verso la soluzione e Matteo Salvini già affila le armi in vista della prossima battaglia. L'ipotesi è quella di sfruttare la normativa esistente, in particolare l'articolo 83 del codice della navigazione, per individuare una procedura standard da adottare con le navi Ong. I tecnici del Viminale lavorano con quelli del ministero delle Infrastrutture per elaborare un protocollo che permetta di bloccare imbarcazioni che, pur essendo inoffensive, possano rappresentare un rischio per la sicurezza nazionale dato che favoriscono l'immigrazione clandestina. «Sto lavorando a un provvedimento che limiti la possibilità di entrare nelle acque territoriali italiane, intervenendo a monte», annuncia il vicepremier subito dopo aver esultato per l'esito delle trattative condotte dal premier Giuseppe Conte con l'Europa. «Missione compiuta - esulta il ministro dell'Interno -. Mentre gli altri chiacchierano e denunciano, la nostra linea della fermezza ha portato otto Paesi europei Germania, Lussemburgo, Romania, Francia, Portogallo, Lituania, Malta e Spagna a farsi carico dell'accoglienza degli ospiti a bordo della Sea Watch3». Il vicepremier non perde l'occasione per attaccare «l'ong tedesca» che avrebbe compiuto diverse «irregolarità» e soprattutto «l'assoluta mancanza di collaborazione del governo olandese nonostante lo yacht, perché così è registrato in Olanda, navighi con la bandiera di quel Paese». Contro l'Olanda anche la leader di Fratelli d'Italia, Giorgia Meloni: «Se l'Olanda non riconosce Sea Watch, allora vuol dire che si tratta di una nave pirata, l'equipaggio va arrestato e la nave affondata».

Da notare che a differenza di quanto annunciato dal presidente del Consiglio, nell'elenco dei Paesi che accoglieranno i migranti Salvini si è guardato bene dall'includere l'Italia. Invece quando era toccato al premier Conte confermare che dopo 11 giorni finalmente era stato raggiunto un accordo per la redistribuzione dei migranti il premier aveva citato anche l'Italia. Di fronte alla richiesta di un chiarimento Salvini prima glissa affermando di voler «vedere cosa fanno gli altri» poi, una volta avuta la conferma della disponibilità di ben 8 Paesi, specifica che «sui 47 migranti della Sea Watch in Italia ne resteranno al massimo uno o due».

Salvini comunque promette di non cambiare linea ma anzi di voler fermare le navi prima ancora che arrivino in acque territoriali italiane. «Lo rifarò, lo rifarò - assicura il vicepremier -. Se mai arrivasse un altro barcone illegalmente in acque territoriali italiane, rifarò esattamente quello che ho fatto con la Diciotti e con la Sea Watch. Sono pagato per fare il ministro e lo farò a lungo».

Soddisfatto anche il ministro dei Trasporti, Danilo Toninelli. «L'Italia torna ad alzare la testa in Europa», esulta il ministro grillino. Ed è proprio al titolare dei Trasporti, in base all'articolo 83 del codice di navigazione, che spetta di «limitare o vietare il transito e la sosta di navi mercantili nel mare territoriale, per motivi di ordine pubblico, di sicurezza della navigazione».

Toninelli di concerto con il ministro dell'Ambiente può anche imporre il divieto «per motivi di protezione dell'ambiente marino, determinando le zone alle quali il divieto si estende».

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