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"Vinciamo in nove Regioni e il governo se ne va a casa"

Salvini dà la carica: "Torneremo dalla porta principale". E sui migranti accusa Conte: "Mani sporche di sangue"

"Vinciamo in nove Regioni e il governo se ne va a casa"

«Per voi, i miei figli e il mio Paese, se serve dò anche la mia vita». Parole forti quelle con cui ieri il leader della Lega, Matteo Salvini, ha concluso la manifestazione di piazza San Giovanni, a Roma, ringraziando per la presenza gli alleati Silvio Berlusconi e Giorgia Meloni. Un Salvini, quello di ieri, che si è mostrato sempre più convinto di voler mandare a casa «il governo dell'inciucio». Aprendo l'evento con un passo di Oriana Fallaci, ha chiarito: «Qui siamo al popolo contro l'élite, il palazzo chiuso a Chigi, nella Leopoldina, a casa Rousseau e la gente in piazza. Duecentomila volte grazie a tutti voi, perché insieme cambieremo la storia di questo Paese».

È quindi passato all'attacco degli avversari: «Datemi una mano per mandare a casa Raggi e Zingaretti, il duo sciagura, Gianni e Pinotto», ha chiarito ricordando che per la pulizia della piazza sono stati chiesti 9mila euro. Quindi un accenno al buon governo della Lega: «Amministriamo 10 regioni e centinaia di comuni. Dove c'è un sindaco della Lega clandestini non ne arrivano più. Abbiamo una sanità efficiente, strade, ospedali e scuole curate, asili nido gratis». Dopo aver ricordato i due agenti uccisi a Trieste ha chiarito: «Oggi ho fatto parlare donne e uomini della polizia di Stato, della polizia penitenziaria, perché sono stufo che valga più la parola di uno stupratore che di un poliziotto». Non poteva mancare un passaggio sul caso di Bibbiano: «Ne parlerò finché campo. Come parlerò del fatto che il nuovo governo ha cancellato il ministero dei disabili. Questo per dirvi quanto ne tengono in conto. Così come degli anziani a cui Beppe Grillo vorrebbe togliere il voto».

Fischi si sono sollevati dalla folla quando Salvini ha citato Maria Elena Boschi: «Ha ammesso che il Pd è il partito delle tasse. Entrano ed escono dal Pd come fosse un istituto di cura. L'unica cosa che non mollano è la poltrona. L'altro giorno - ha proseguito - ho avuto un confronto tv con Renzi e ho scelto di non mettermi al suo livello. Lui, il genio incompreso, ha insultato per un'ora. Se avessi voluto attaccare avrei iniziato salutando la mia mamma e il mio papà che sono a casa, incensurati».

Non poteva non citare la politica migratoria della sinistra: «Chi davvero applica gli insegnamenti del Vangelo e della Bibbia è colui che evita che questa gente si metta in mano agli scafisti. Meno partenze, meno morti. Loro hanno la coscienza sporca. Al governo abbiamo gente con mani sporche di sangue».

L'intento è inequivocabile, lo ha detto di fronte a 200mila persone, riprendersi la guida del Paese assieme agli alleati di Fratelli d'Italia e Forza Italia. «Torneremo - ha assicurato - e torneremo presto dalla porta principale. Senza trucco e senza inganno. Vinciamo le nove Regionali e il governo se ne va a casa». Quindi l'accenno all'Europa: «Voglio vivere in un Paese dove si governa senza aspettare la telefonata della Merkel o di Macron. Aver tenuto duro paga. Se si sono accorti che l'Europa va cambiata è per merito vostro. Questa non è una piazza di estremisti - ha chiarito - ma di italiani orgogliosi di essere italiani». Infine, ha ricordato le elezioni in Umbria della prossima domenica: «Dopo 50 anni il popolo umbro libererà la terra di San Francesco dall'occupazione della sinistra. Non abbiamo fretta. Questo periodo ci serve per studiare, poi li rimanderemo a casa. A questo Paese serve il taglio delle tasse». Ma si è augurato anche un breve periodo di servizio civile e di leva per rieducare i ragazzi.

«Per me - ha concluso - questo sabato è una festa nazionale, di civiltà, gioia, entusiasmo energia e sorriso».

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