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"La violenza non si ferma con una legge". La sinistra si divide anche sulla tragedia

Calenda affonda la proposta della Schlein di scrivere una nuova norma con la maggioranza. Anche Fratoianni e Magi scettici. E il M5s la snobba

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Missione compiuta. La sinistra riesce a dividersi anche su Giulia Cecchettin. Chapeau. A spaccare il fronte delle opposizioni è lo scontro sulla risposta, normativa e culturale, da mettere in campo per debellare la piaga del femminicidio. C'è chi chiede una legge. Chi si affida alla filosofia. E chi (Calenda) invece punta tutto su Paola Cortellesi. Due giorni fa il capo del Pd Elly Schlein sfidava il governo: «Mettiamoci insieme e scriviamo una legge». Una richiesta rilanciata anche ieri rispondendo alle domande dei giornalisti a margine della riunione dei gruppi Dem sulla legge di Bilancio. La proposta della segretaria è però già seppellita dai suoi stessi compagni di coalizione. Affossata. Il M5s apprezza il piano del ministro Valditara nelle scuole ma chiede più coraggio. Insomma, nel fronte della sinistra parlamentare si è piena guerra. Il leader di Azione Carlo Calenda cala la mossa geniale: «C'è una scena del film di Paola Cortellesi che è perfetta a questo proposito».

Per l'ex ministro Calenda «l'ondata di violenza sulle donne e di femminicidi non si fermerà con una legge. La violenza sulle donne è un fatto molto più complesso. Nasce dalla confusione tra amore e dominio». Filosofia allo stato puro. Poi va al cuore della proposta: «Un momento di approfondimento che raccolga insieme famiglie, esponenti della cultura, insegnanti, medici e che cerchi di varare un piano ampio, profondo e di lungo periodo». Un'altra fucilata contro Schlein la sgancia Nicola Fratoianni: «Trovare in Parlamento convergenze per misure efficaci, ma non sono ottimista viste le reazioni di parti della destra sull'educazione sessuale» - dice. Liquidando praticamente la proposta della leader Pd. La segreteria non molla. E piuttosto che vedere le divisioni nel suo campo, butta la palla nel centrodestra: «Con la maggioranza e la premier Giorgia Meloni non ci sono stati ancora contatti diretti. Ho invitato la presidente del Consiglio ad approvare subito una legge che renda obbligatoria l'educazione all'affettività e al rispetto delle differenze in ogni ciclo scolastico perché proprio su questa legge abbiamo dimostrato un approccio costruttivo per lavorare insieme sul versante della repressione ma la repressione non basta, servono risorse per la formazione degli operatori delle forze dell'ordine e dell'autorità giudiziaria e della pubblica amministrazione» rincara Schlein. Mentre i partiti di sinistra hanno già cambiato idea su tutto. Dal «mettiamoci insieme e facciamo una legge» al «non troveremo mai i numeri in Parlamento». Il M5s, in perenne azione di smarcamento dal Pd, strizza l'occhio al piano Valditara: «Chiediamo a Valditara di essere coraggioso, perché un'ora a settimana per 3 mesi non cambierà la cultura machista e patriarcale che corrobora il nostro Paese. Come mai il Ministro ha così tanta paura a introdurre stabilmente l'educazione affettiva e sessuale nei programmi scolastici? Perché si mostra recalcitrante a parlare di educazione affettiva e sessuale introdotta stabilmente nei programmi scolastici. Siamo davanti a un'emergenza infinita che richiede misure strutturali e definitive» - auspica la deputata M5S in commissione cultura Anna Laura Orrico. Sull'idea Schlein dal fronte grillino non arriva alcun attestato di giubilo. Altra voce critica contro la «soluzione Schlein» è quella di Riccardo Magi, Più Europa: «Le misure che servono sono il finanziamento ai centri antiviolenza, perché le vittime possano trovare il prima possibile chi le assiste e chi dà anche loro la forza per denunciare al più presto e anche l'educazione sessuo-affettiva nelle scuole». La sinistra scivola sulla lotta contro la violenza alle donne.

Un tema che doveva essere la sua bandiera.

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