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Di Maio accusa Whirlpool: "Non ha rispettato i patti, revocherò gli incentivi"

Arriva la decisione da parte del vicepremier: "È inaccettabile, non puoi prendere soldi dallo Stato e poi lasciare centinaia di famiglie in difficoltà"

Di Maio accusa Whirlpool: "Non ha rispettato i patti, revocherò gli incentivi"

"Questa mattina firmerò una direttiva ministeriale che revoca gli incentivi ricevuti da Whirlpool, milioni di euro degli italiani". Ad annunciarlo è Luigi Di Maio, ministro del Lavoro e dello Sviluppo Economico, che ha preso tale decisione dopo l'avvertimento lanciato una settimana fa. Il comunicato è arrivato direttamente sulla pagina Facebook del vicepremier del Movimento 5 Stelle, che sulla questione ha aggiunto: "Se vieni in Italia e prendi i soldi dello Stato, non è che poi te ne vai e chiudi gli stabilimenti tenendo un atteggiamento contrario ai patti e lasciando centinaia di famiglie in difficoltà. È inaccettabile!". Proprio poco fa si è passati dalle parole ai fatti. In una diretta su Facebook, il pentastellato ha dichiarato: "Hanno preso 50 milioni di euro dal 2013 ad oggi e io inizio a revocargli i fondi, perché non sono stati collaborativi. Ho difronte a me tre atti di indirizzo con cui dico alle direzioni cel Mise, del ministero del Lavoro e di Invitalia di revocare i soldi degli italiani. Verificheremo ogni euro che potremo togliergli. Io spero veramente che ci possano ripensare, ma intanto vado avanti, perché se credono di avere a che fare con quelli di prima, hanno sbagliato governo".

Dalla parte di Di Maio si è schierato Carmelo Barbagallo, segretario generale della Uil: "La decisione del ministro Di Maio di revocare gli incentivi alla Whirlpool è un primo passo per porre un freno allo strapotere di quelle multinazionali che fanno shopping di aziende nel nostro Paese, abbandonandole poi al loro destino. Speriamo che questo provvedimento possa essere un deterrente sufficiente ad evitare che Whirlpool chiuda lo stabilimento campano, perchè per noi la continuità di quel sito produttivo è una condizione fondamentale per offrire garanzie occupazionali in un territorio già gravato dall'endemica carenza di lavoro". Tuttavia secondo Barbagallo continua ad esserci il problema di fondo: "Servono provvedimenti strutturali che, da un lato, incentivino comportamenti virtuosi e, dall'altro, scoraggino le multinazionali ad approfittare di tutte le agevolazioni possibili per appropriarsi di un marchio e per poi andarsene insalutati ospiti".

Ha detto la sua anche la segretaria generale della Fiom Francesca Re David, che a margine di un incontro sul futuro dell'auto ha affermato: "Il governo dovrebbe far rispettare a Whirlpool gli accordi. Se va via è giusto che non abbia soldi italiani per andarsene, ma il nostro obiettivo è che rispetti il piano industriale e non chiuda stabilimenti. Noi abbiamo firmato un accordo a ottobre, c'era stato un lungo percorso in cui il sindacato aveva accompagnato il processo di riorganizzazione del gruppo con sacrifici per i lavoratori e uso di ammortizzatori sociali. Ora dopo sei mesi, Whirlpool annuncia la chiusura di uno stabilimento, e guarda caso, nel Mezzogiorno".

Sul caso è intervenuto anche Maurizio Landini, segretario generale della Cgil: "Bisogna che Whirlpool mantenga gli investimenti e la presenza nel nostro Paese. Non è che togliendo gli incentivi Whirlpool può chiudere gli stabilimenti e andarsene. Il governo deve fare applicare gli impegni che sono stati presi. Capisco che se il governo ha dato degli incentivi può anche decidere di toglierli, ma il punto concreto è far applicare gli accordi perché glieli ha dati gli incentivi". Per Landini il governo dovrebbe perciò "riflettere su come si stanno comportando le multinazionali, sul perché investono meno. È mportante che la discussione al ministero non sia solo su come sanzionare Whirlpool, il problema è far applicare gli accordi, mantenendo le produzioni, non riducendo e chiudendo stabilimenti".

La reazione di Whirlpool

Immediata la reazione da parte di Whirlpool, che precisa la propria posizione: "In linea con il piano industriale firmato lo scorso ottobre, l'azienda non intende procedere alla chiusura del sito di Napoli, ma è impegnata a trovare una soluzione che garantisca la continuità industriale e i massimi livelli occupazionali del sito. Nel corso dell'incontro al ministero previsto per domani, 12 giugno, ci auspichiamo di poter iniziare il percorso con le istituzioni presenti e le organizzazioni sindacali volto a risolvere la vertenza".

Europa e salario minimo

Il capo politico grillino ha toccato anche la tematica relativa all'Europa: "Dobbiamo essere forti delle nostre convinzioni e pretendere più rispetto in Europa. Su questo nessun dubbio. Di sicuro non vogliamo andare contro l'Ue, ci vuole un dialogo, ma è fondamentale farci rispettare. Nessuno si metta in testa di tagliare i servizi ai cittadini italiani. Non lo permetterò!".

Occhi puntati anche a dicembre, quando bisognerà fare una legge di bilancio "che sia in grado di aumentare gli stipendi dei cittadini ed abbassare le tasse. Anzi, lasciatemi dire che, in merito al tema del salario minimo, mi aspetto che già da oggi si lavori meglio in Senato. Non c’è più tempo da perdere".

Di Maio conclude parlando dell'imminente riorganizzazione della base pentastellata: "Nel frattempo ci stiamo occupando anche del MoVimento 5 Stelle.

Ormai è chiaro a tutti che non c’è altro tempo da perdere: non possiamo più rinviare questo processo di riorganizzazione interna".

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