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Zingaretti e le tre condizioni inderogabili poste al M5S

Abrogazione dei due decreti sicurezza, stop al taglio degli onorevoli e pre-accordo sulla legge di bilancio: sono le tre condizioni inderogabili poste dal segretario Pd Zingaretti al Movimento 5 Stelle per formare insieme un governo

Zingaretti e le tre condizioni inderogabili poste al M5S

Dopo i cinque punti programmatici elencati mercoledì nella Direzione dem, il segretario del Partito democratico Nicola Zingaretti va oltre e al Movimento 5 Stelle detta le tre condizioni inderogabili per formare insieme un governo. La prima è l'abrogazione totale dei due decreti sicurezza, ovvero le due misure bandiera della Lega e di Matteo Salvini. Il secondo punto è un accordo di massima, prima dell'insediamento del nuovo esecutivo, della legge di bilancio da approvare in autunno. Terzo punto - probabilmente il più delicato - lo stop alla riforma per il taglio degli onorevoli così come è stata concepita e votata in Parlamento dall'ormai ex maggioranza giallo-verde.

Si tratta di tre condizioni tassative, indispensabili quindi per dare il via al ribaltone in Parlamento con i voti, oltre a Pd e 5 Stelle, anche di Leu e del gruppo misto. Vere e proprie discriminanti sulle quali si deciderà il destino del dialogo sul quale dem e pentastellati stanno lavorando alacremente in queste ore dopo il primo abboccamento di Ferragosto tra Casaleggio e Zingaretti.

Lo stupore dei renziani

In attesa della risposta grillina alla proposta-"ricatto" del segretario Pd, l'ala renziana ha espresso sconcerto per il "colpo di mano" di Zingaretti. "Non ne sapevamo assolutamente nulla. Se si voleva far fallire la trattativa lo si sarebbe dovuto dire subito", rivelano alcune fonti della minoranza dem, preoccupate a questo punto per il probabile fallimento dell'intesa con i 5 Stelle. "Ma come, incassi l'unanimità della direzione e poi vai alle consultazioni e detti altre condizioni? Vedremo...", trapela ancora dagli ambienti vicini a Matteo Renzi.

Zingaretti: "Condizioni coerenti con il voto in Direzione"

Ma il segretario del Pd respinge le accuse di voler rendere più difficile il dialogo con i 5 Stelle: "I punti alla base della possibile trattativa per un nuovo governo sono quelle decise all'unanimità dalla Direzione di ieri e che abbiamo presentato oggi al Presidente della Repubblica. Qualora ce ne fossero le condizioni e la disponibilità, è giunto il tempo di aprire una fase di confronto e approfondimento", ha detto Zingaretti in una nota.

5 Stelle spaccati, ma prevalgono i "sì"

Il "ricatto" di Zingaretti è stato accolto con umori contrastanti nel Movimento 5 Stelle. L'ala pentastellata contraria fin dall'inizio a un accordo con il Pd sarebbe disposta a far saltare il banco e ad andare ad elezioni anticipate. Tuttavia, gli onorevoli grillini favorevoli al ribaltone sarebbero ben più del 50%.

Come scrive l'agenzia Agi riportando quanto appreso da fonti parlamentari del M5S, "la stragrande maggioranza di loro vuole la nascita di un nuovo governo e vede il Pd come unica alternativa al voto".

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