Politica

Povero Fassino finito in archivio

P overo Piero. Da leader della fu «gioiosa macchina da guerra» ad archivista della medesima. Una parabola che ha i toni malinconici di un lento avvicinamento alla panchina dei giardinetti, il viso girato all’indietro come a guardare un tempo che corre più velocemente di lui.
Ad esempio. Se lo cercate sul suo sito, non lo trovate più. Scomparso, cancellato. Eppure solamente l'altro ieri il nuovo blog di Piero Fassino (www.pierofassino.it) si apriva con una videointervista di Lucia Annunziata all'impacciato titolare del sito web. Un fulminante incipit: «Ho l'onore di essere la prima - altri seguiranno - giornalista a inaugurare il sito di Piero Fassino...». Attimo di imbarazzo, le labbra di Lucia che si piegano verso il basso, lo sguardo a punto interrogativo, secondi di ingombrante silenzio «...segretario dei Ds?». Fassino gonfia il magro petto, chiude gli occhi in uno sforzo di memoria e abbozza infine un sorriso di soddisfazione che toglie dal disagio l'intervistatrice: «Sì, sono ancora il segretario dei Ds, anche se i democratici di sinistra stanno ora lavorando per la costruzione del grande Partito Democratico».
Ma come: stanno lavorando? Costruzione? Con quell'altro che gira sul pullman Euro5 a convincere gli italiani che il Pd è una realtà solida e con radici profonde?
Povero Piero. È in piena crisi di identità. Ma la stoffa del politico di razza non si perde. E così, se quello sul pullman riesce persino a presentarsi come «il nuovo» e c’è chi lo applaude, vorrà dire che bisogna copiarlo. E quindi Fassino, che è sempre stato uno sgobbone, non si perde d'animo: ah già, sono segretario dei Ds ma anche ex leader dei Ds ma anche inviato speciale dell’Unione Europea per Burma/Myanmar (insomma, la Birmania) ma anche archivista di un partito in via di dissoluzione.
Archivista? Fassino lo rivendica con una pagina simil-pubblicitaria uscita sull'Unità di ieri. Una lettera a sua firma in cui dopo l'immancabile «carissime compagne e carissimi compagni» invita a «non disperdere la memoria della lunga traiettoria storica e politica del principale partito della sinistra italiana... raccogliendo e archiviando tutta la documentazione di cui si è in possesso... un impegno da assolvere con lo scrupolo e la passione di sempre» e giù tutta una serie di istruzioni/indicazioni per come dar vita al «Progetto Archivio».
Orgogliosamente archivista dei Ds, dunque. Che è pur sempre qualcosa in più di quanto confessa a Bianca Berlinguer (ma si intervistano sempre tra loro?) sul patinato Vanity Fair: «Avessi fatto il bidello, ogni giorno avrei controllato mattina e sera che tutte le lampadine della scuola funzionassero». Lasciarne qualcuna accesa, forse aiuterebbe ad avere le idee più chiare.

Povero Piero.
Mario Celi

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