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La Pravda rovescia il mondo: "Obama? È un comunista"

A Peppone sarebbero cascati i baffi. Ve lo immaginate? Don Camillo che sventola il giornale, e il sindaco, rosso come un peperone, che lo guarda con la faccia da bue, salmodiando con l’accento della Bassa in alamanno e greco: «Prete, niente scherzi». Ma quelli erano altri tempi. Questo è un mondo davvero tutto sballato, a testa in giù. Sono passati quasi vent’anni da quando, in quella notte di novembre, il Muro di Berlino si sbriciolò come una statua di sale. Tutti contenti. Era il tramonto di un secolo, qualcuno diceva la fine della storia. Solo che da allora andiamo avanti un po’ ubriachi, barcollando a destra e sinistra. Peppone si rassegni. È tutto vero. Lo ha scritto la Pravda: Obama, sotto sotto, è comunista. Lui e l’America.
Questa è una botta che ribalta tutto. La Pravda che dice agli americani: ragazzi, il futuro è il capitalismo. Fidatevi. Il socialismo non funziona. È un truffa. Fa solo stare peggio chi sta peggio. Capite che qualcosa non funziona? È come mischiare le carte e iniziare una nuova partita. È il passato che cambia colore. Le lezioni di capitalismo arrivano da laggiù, dove un tempo c’erano i volti incartapecoriti di Breznev e Andropov, dai carri armati che sfilano sulla Piazza Rossa, dalle maglie rosse di Blochin e Yashin con la scritta Cccp. Lì dove la proprietà privata era un furto, con gli affreschi del realismo socialista brutti come la fame, dove McDonald’s era una bestemmia e la borghesia una classe da sterminare. Quella Russia che si è ritrovata, all’improvviso, senza Stato e senza storia, dove gli oligarchi facevano i soldi con il petrolio, e la libertà è ancora una bandiera a mezz’asta, arriva l’ultimo grido del liberalismo. America, che fine hai fatto? In quale ripostiglio hai nascosto il tuo sogno a stelle e strisce?
L’effetto è spiazzante. È l’ultimo discepolo di Nereo Rocco che spiega a Zeman i segreti della zona totale, del pressing alto e del fuorigioco. Una cosa del tipo: «Ehi, Zdenek, lascia stare il catenaccio. Il bello del calcio è il gol». Ci manca solo questa ultima rovesciata e poi possiamo dire, con certezza scientifica, il sole tramonta a Est.
Qualcosa in questo mondo non gira più nel verso giusto. Dov’è che ci siamo persi? Forse, dicono gli scettici, e sottolinea Peppone, questa non è la vera Pravda. Guarda, non è un giornale di carta. È tutta roba scritta sui bit. Leggi: Pravda.Ru, quotidiano on line. La vera Pravda non esiste più. È stata chiusa da Eltsin nel 1991. E invece no. È proprio quella, il foglio bolscevico messo su da Lev Trockij. Il 90 per cento dei redattori sono gli stessi del giornale di carta, solo che nel frattempo hanno letto Rothbard, Friedman e Von Hayek. Sognavano l’America e non l’hanno riconosciuta.
La colpa, secondo loro, è di Obama. Questa America depressa puzza di marxismo. Addio sogno americano. Addio capitalismo. Addio Ayn Rand e libero mercato. La cura di Obama è made in Urss. È una sorta di «remake della repubblica di Weimar e assomiglia al peggior Zimbabwe». Tasse su tasse. Salvagenti per le banche. L’industria dell’auto sotto scorta. Una catastrofe statalista. La sentenza - scrive Stanislav Mishin - è che il capitalismo americano è diventato «piagnucoloso». Obama sconfessato dai nipotini, diseredati, di Lenin.
I russi ci sono rimasti male. È una questione di coerenza. L’America non può rinnegare se stessa. Ci sono cose che ti distruggono i ricordi e l’infanzia. L’America era quella dei macchinoni, le grandi strade senza più frontiere. Era Rocky che faceva a pezzi il gigante sovietico. Era ottimismo. Era dollari e libertà. L’America era l’America, una fiaccola di libertà in faccia agli immigrati. Qui, tutto è possibile. E ora che fa? Piange lacrime? Maledetta crisi.
La verità, sostiene la Pravda, è che ogni depressione strappa all’America un po’ delle sue radici. Era già successo con il buon Franklin Delano Roosevelt. Fu allora che l’America rinnegò per la prima volta il suo sogno (o le sue illusioni). Fu allora che lo Stato scoprì di avere delle mani grandi. È la paura il veleno del capitalismo.

E questo laggiù a Mosca dovrebbero saperlo.

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