Sembra strano, ma la paternità di uno dei più famosi giochi da tavolo del mondo - il calcio balilla, appunto - spetta ad un ragazzino, lo spagnolo Alejandro Finisterre. Nel 1936, durante la guerra civile spagnola, rimase ferito in uno dei bombardamenti di Madrid e venne ricoverato in un ospedale di Valencia, ma vista la gravità delle ferite venne subito trasferito a Montserrat.
Qui conobbe numerosi bambini mutilati, straziati, storpiati, soprattutto agli arti inferiori; nessuno di loro, pensò Finisterre, avrebbe potuto più giocare a calcio. A quel punto ebbe una geniale intuizione: prendendo spunto dal tennistavolo, inventò il futbolìn, ovvero il calcio-balilla oggi conosciuto in tutto il mondo - che realizzò con l'aiuto di un suo amico carpentiere, Francisco Javier Altuna. L'invenzione venne registrata e brevettata nel 1937 a Barcellona, ma Finisterre, scappato in Francia per sfuggire al colpo di stato franchista, perse successivamente i documenti che attestavano il brevetto nel corso di una tempesta.
Successivamente, in Francia Alejandro Finisterre si laureò in filosofia, anche se presto fu costretto a fuggire ancora, questa volta trovando rifugio in America Latina e si stabilì infine in Guatemala. Per vivere fu costretto a fare diversi lavori: il muratore, l'imbianchino e il ballerino di tip-tap fino a quando, nel 1954, venne rapito in seguito al colpo di stato da parte di Carlos Castillo Armas, che prese il potere nello stato sudamericano.
Successivamente si ritirò in Messico, dove si mise a fare l'editore di scrittori e poeti spagnoli, principalmente antifranchisti ed esuli come lui, tra cui Leon Felipe.