Cronaca locale

Nel liceo che dice no ai porti chiusi la prima "aula delle migrazioni"

Il liceo romano Pilo Albertelli, nello storico rione multietnico della Capitale, inaugura la prima aula delle migrazioni. Il progetto è stato realizzato grazie ai fondi messi a disposizione da Miur e Mibact per sensibilizzare all'accoglienza

Nel liceo che dice no ai porti chiusi la prima "aula delle migrazioni"

Nel cuore dell’Esquilino, il rione più multietnico del centro storico, c’è un liceo classico, il Pilo Albertelli, dove l’immigrazione è diventata materia di studio, con tanto di aula dedicata. È intitolata “ai caduti del Mediterraneo”. Al suo interno spicca una teca che custodisce l’opera realizzata da un’alunna all’uncinetto: un gommone carico di migranti che fa rotta sulle nostre coste. Una della tante carrette del mare che in queste settimane hanno preso a riaffollare le acque del Mediterraneo con il lasciapassare del governo giallorosso. Alle pareti, invece, due pannelli raffigurano le rotte migratorie dell’età antica e di quella contemporanea.

A spiegarci la genesi dell’iniziativa è la preside Antonietta Corea, che si è occupata personalmente di dipingere sulle pareti un motivo che ricorda le onde del mare e le dune del deserto. “Il progetto originario – ci racconta – è nato due anni fa dal connubio tra l’editore Laterza e il Miur e ha portato alla realizzazione di un fumetto”. L’idea di integrare l’offerta formativa con il tema della migrazioni si è ampliata nel corso del tempo, anche grazie alla nuova tranche di fondi – circa 50mila euro – erogata dall’allora governo Gentiloni. “Era un sogno che avevo nel cassetto da parecchio tempo, anche perché si tratta di un fenomeno che spesso viene banalizzato”, spiega la dirigente scolastica. “Per questo abbiamo deciso di apporre anche una targa che ricordi tutti quelli che hanno trovato la morte per cercare la vita”.

Lo spazio che sarà inaugurato oggi è aperto, tanto agli studenti dell’Albertelli quanto a esterni e curiosi. “Io non sono una politica – dice la Corea – ma credo fermamente che la conoscenza di questi fenomeni possa fornire ai nostri studenti, che un domani saranno politici, sociologi e occuperanno posti di rilevo, gli strumenti che li aiuteranno a essere consapevoli delle scelte che dovranno prendere”. La curatrice dell’iniziativa, la professoressa e archeologa Michela Nocita, ci racconta che l’approccio alla nuova materia è diacronico. “Essendo uno liceo classico – spiega – ho pensato di usare il confronto con la storia antica per far comprendere ai ragazzi come i flussi migratori non siano fenomeni emergenziali ma di lunga durata”. Lo studio delle migrazioni sarà oggetto di lezione in orario scolastico e di attività extra curriculari.

Ma come l’hanno presa i genitori? “Bene – assicura la professoressa – questo è un liceo immerso in un contesto multietnico”. “Anche se – aggiunge – di studenti stranieri nei licei ce ne sono ancora pochi, a differenza delle scuole medie dove le percentuali iniziano a salire”. L’argomento verrà indagato a partire dalle fonti classiche sino a quelle attuali, con la lettura dei giornali e la consultazione di siti e database come Open Migration: “Confrontando dati antichi e moderni abbiamo fatto delle scoperte interessanti, ad esempio che nella Roma augustea c’erano già un milione di abitanti con tante comunità straniere, una situazione identica a quella che osserviamo oggi, con le dovute proporzioni”. “Noi lavoriamo sull’aspetto culturale, quello che non ci piace è la discriminazione, non è con un muro o con un porto chiuso che si può risolvere la situazione – ragiona Nocita – ma accogliendo”.

“Non ci interessano i numeri – aggiunge – ma le storie di chi parte”. Gli alunni sono d’accordo con lei. “Se una persona vuole lasciare il suo Paese – racconta Luca – non vedo cosa ci sia di male”. C’è bisogno, sostengono i ragazzi, di affrontare le migrazioni al di là degli slogan. “Si è fatta tanta campagna politica sull’immigrazione senza informare adeguatamente le persone sulle dinamiche che ci sono dietro”, sostiene un altro alunno. Ma di fronte alle sfide e ai rischi che l’accoglienza indiscriminata impone, nessuno ha in tasca la ricetta. “Difficile dire quali siano le soluzioni – ci rispondono gli studenti – ma sicuramente non si possono chiudere le porte a migranti e rifugiati”.

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