Cronaca locale

Roma, se M5S e Pd adesso fermano gli sgomberi dei campi rom

Nella capitale la questione degli accampamenti abusivi resta un problema complesso. L'ultimo dell'amministrazione risale al luglio scorso, poi più niente e il sospetto è sull'alleanza dei pentastellati con la sinistra

Roma, se M5S e Pd adesso fermano gli sgomberi dei campi rom

Nella capitale gli accampamenti abusivi costituiscono una questione complessa, che esiste da tempo, difficilmente regolabile, e che non sembra aver trovato una soluzione concreta. Perché se qualche sgombero c'è stato, il sistema che regola l'evacuazione dai campi rom irregolari, adesso, sembra essersi fermato. Almeno da luglio.

Secondo quanto riportato da La Verità e in base ai numeri diffusi di recente dal Viminale, a Roma, infatti, di alloggi abusivi ne sorgerebbero 338, tutti abitati da circa 2mila persone. Di questi insediamenti, la maggior parte è concentrata al Centro, dove ce ne sono 42, poi c'è Monte Mario e la zona Cassia. E poi ci sono quelli sotto ai ponti, come quelli situati sulla Flaminia, in via di Grottarossa.

Proprio qualche settimana fa, il Campidoglio ha avviato i lavori di smantellamento e rimozione del campo della Barbuta, nella zona sud di Roma, assegnando quindi a circa 100 nomadi le case popolari (gli altri sono in attesa). Ma da quel momento, qualcosa sembra essersi fermato. Dal mese di luglio, infatti, nell'Assemblea capitolina si sarebbero, di fatto, rallentati gli sgomberi, in una sorta di concordanza tra il Movimento 5 Stelle (espressione dell'amministrazione di Virginia Raggi) e il Partito democratico. E la direzione sembrerebbe essere proseguita anche dopo la nascita dell'esecutivo giallorosso.

Luciana Lamorgese, il nuovo ministro degli Interni, succeduta a Matteo Salvini, mentre era prefetto a Milano (da 2017 al 2018) aveva dato un'impronta dura sul tema degli sgomberi dei campi rom.

Ma adesso, l'interrogativo non riguarda soltanto Roma, ma più in generale la politica nazionale, soprattutto dopo la nuova alleanza 5S e sinistra, e l'indirizzo che il nuovo governo Conte vorrà dare a questo problema: se distanziarsi dalle posizioni dell'ex vice presidente del Consiglio e leader della Lega o proseguire sul suo orientamento.

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