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Ruby, la Procura porta 132 testi alla sbarra

L’unico nome che si trova sia nella lista dell’accusa sia della difesa è quello della giovane marocchina. Solo per ascoltare tutte le deposizioni occorrerà almeno un anno

Ruby, la Procura porta 132 testi alla sbarra

Milano - Più di duecento testimoni, tra accusa e difesa, con un ritmo - se va bene - di un’udienza alla settimana e una media ottimistica di quattro testimoni a udienza: il processo a Silvio Berlusconi per il «Rubygate» si annuncia come un maxiprocesso con un solo imputato, destinato - se i piani della Procura e dei legali verranno accolti dal tribunale - a impiegare più di un anno per la sola istruttoria dibattimentale. Ieri, a una settimana dall’inizio del processo, le parti hanno depositato in cancelleria l’elenco dei testimoni che vogliono interrogare in aula. La parte del leone la fa la Procura, che chiede di portare davanti ai giudici ben 132 testi. Ma anche i difensori del Cavaliere non giocano al risparmio: 78 testimoni. Unico nome comune tra le due liste, quello della protagonista eponima della faccenda: Kharima el Mahroug, ovvero «Ruby Rubacuori», teste d’accusa e contemporaneamente teste a difesa.
L’ACCUSA La Procura è rimasta a lungo incerta se inserire Kharima nella lista. Il motivo è semplice: «Ruby», nei suoi verbali di interrogatorio e nelle sue dichiarazioni pubbliche, ha finora sempre negato di avere fatto sesso con Berlusconi. Sono dichiarazioni che la Procura considera inattendibili e smentite dalle testimonianze e dalle intercettazioni. Ma alla fine ha prevalso la scelta di portare «Ruby» in aula e lì, davanti ai giudici, contestarle le contraddizioni tra le sue diverse verità.
Insieme alla ragazza, l’elenco comprende tutti gli altri attori della notte del 27 maggio scorso, quando «Ruby» venne fermata e poi rilasciata dalla questura di Milano, dopo la telefonata del Cavaliere che ha portato all'incriminazione di questi per concussione. E poi il lungo elenco della ragazze maggiorenni accusate anche loro di avere partecipato alle serate del «bunga bunga» nella villa di Arcore: unica assente dall’elenco, la escort Nadia Macrì, che la stessa procura considera totalmente inattendibile. Alle gemelle De Vivo, a Barbara Guerra, a tutte le altre toccherà spiegare per filo e per segno cosa accadeva in quelle feste. Per attenuare l’imbarazzo delle testi, la Procura si prepara a chiedere che dall’aula vengano estromesse le telecamere. Nelle udienze dedicate agli interrogatori più delicati - come quello di Ruby - è possibile che si proceda a porte chiuse. Il senso è chiaro: la Procura è convinta che quanto accaduto ad Arcore appartenga alla sfera dei reati a sfondo sessuale, e che a tutela delle vittime vadano prese le misure previste dal codice. Anche se ormai la pubblicazione integrale dei verbali ha già provveduto a devastare umanamente e professionalmente le ragazze citate negli atti, e destinate ad essere - comunque vada a finire il processo a Berlusconi - le uniche a pagare sulla propria pelle questa storia. L’iniziativa della Procura di Roma - che ha aperto una indagine per la fuga di notizie sugli atti inviati alla Camera a suo tempo, perquisendo ieri la redazione del sito web Dagospia, non cambierà le cose.
LA DIFESA Di segno opposto l’impostazione del processo che traspare dall'elenco di testimoni depositati da Niccolò Ghedini e Piero Longo, legali del capo del governo. Tre le tesi di fondo: A) le serate di Arcore erano feste più che normali, al limite del noioso, in cui ci si limitava a cenare e ad ascoltare canzoni. Da qui l’inserimento in lista testi di ministri come Mara Carfagna, Giancarlo Galan, Maria Stella Gelmini, e di altri ospiti illustri della residenza del premier come Carlo Rossella; B) Ruby, soprattutto nelle sue confidenze con gli amici ma anche nelle sue testimonianze, dimostra una fantasia sfrenata, tanto da indicare tra gli ospiti incontrati ad Arcore personaggi che non vi hanno mai messo piede, come George Clooney e Elisabetta Canalis, inseriti anche loro in lista testi; C) la telefonata del 27 maggio di Berlusconi fu una semplice richiesta di informazioni, motivata anche dal timore che la ragazzina fosse parente dell’allora presidente egiziano Mubarak; su questo punto verrà sentito il ministro degli Esteri Franco Frattini.
IL VOTO DELLA CAMERA Ma che il processo possa davvero andare fino in fondo è ancora tutto da vedere: perché sulla vicenda pesa il conflitto di attribuzioni che la Camera potrebbe sollevare, chiedendo alla Corte Costituzionale di dichiarare che la concussione contestata al premier è materia da tribunale dei ministri. Oggi il presidente della Camera, Fini, farà sapere la sua opinione.

Ma il centrodestra chiede che la decisione venga presa dall’aula di Montecitorio.

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