Salute

Neuropatia diabetica, combatterla con la neurostimolazione

Un generatore di impulsi sarebbe in grado di migliorare gli effetti della patologia diminuendo la percezione del dolore

Neuropatia diabetica, i benefici della neurostimolazione

Con il termine neuropatia diabetica si indica una complicanza del diabete che può interessare sia il sistema nervoso periferico, sia quello autonomo. Una condizione di iperglicemia provoca un danno delle fibre nervose mediante meccanismi legati principalmente a due fattori: le alterazioni metaboliche e la compromissione vascolare.

Diversi sono i campanelli di allarme della neuropatia diabetica, da un dolore definito bruciante ad un'algia trafittiva o a scosse. I sintomi sensitivi a livello delle dita dei piedi progrediscono poi in direzione prossimale, coinvolgendo prima gli arti inferiori e in seguito quelli superiori. Ad essi si associano parestesie alle mani e alle estremità con una ridotta sensibilità tattile e una limitata capacità di percepire gli stimoli termici e dolorifici. La sintomatologia spesso peggiora di notte e si allevia immergendo i piedi in acqua fredda o camminando avanti e indietro per la stanza (sindrome delle gambe senza riposo).

Ben due studi, uno americano e uno italiano, hanno confermato i benefici della neurostimolazione nel trattamento della neuropatia diabetica. La ricerca americana, come spiega Giuliano De Carolis, presidente Federdolore - SICD - ha individuato una prevalenza del disturbo nel 66% dei soggetti affetti da diabete di tipo 1. Esso si manifesta in almeno il 20% dei casi dopo 20 anni di malattia. La neuropatia, invece, è presente nel 59% degli individui con diabete di tipo 2. Per questi ultimi la prevalenza sale al 50% dopo 10 anni di patologia. Sono notevoli i miglioramenti generati dalla neurostimolazione sul sistema di impulsi elettrici che controlla il dolore nei malati di neuropatia diabetica.

Questa pratica consiste nell'impianto di un generatore di impulsi ricaricabile sotto pelle connesso a piccoli filamenti che trasmettono un segnale positivo direttamente a livello del midollo spinale. Lo stimolatore, rilasciando in sicurezza lievi impulsi elettrici fra 2 e 10mila HZ, interrompe la trasmissione dei segnali algici al cervello. «Si tratta di una modalità chirurgica meno invasiva - spiega De Carolis -con tempi di ricovero davvero minimi o addirittura ridotti al day hospital. Un importante vantaggio di questo sistema deriva dal fatto che tutta la gamma di frequenze è contenuta all'interno del dispositivo.

Dunque è possibile regolare l'intensità degli impulsi successivamente all'intervento, calibrandola per ogni singolo paziente».

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