Cronaca locale

Se un libro non è soltanto da leggere

È una mostra speciale. Si intitola «Tuttolibri» e raduna una serie di opere, dagli anni Sessanta a oggi, ispirate ai libri, o meglio fatte di libri e coi libri. Stiamo parlando della collettiva ideata e curata da Lea Vergine, aperta fino al 10 febbraio alla Galleria Milano (via Turati 14). Qui un’ottantina di italiani, europei, americani si misurano col tema del libro: non per creare «libri d’artista» (cioè libri dipinti e disegnati artisticamente, che spesso sono piuttosto noiosi), ma per interpretare il libro nei modi più diversi.
Cerchiamo di spiegarci meglio. Del libro, di solito, si dice che è un nutrimento dello spirito? Be’, Alexander Brodsky, un giovane artista russo, lo interpreta come se fosse un pezzo di groviera (in polistirolo) posato su un tagliere, in attesa di essere affettato più che sfogliato. Dei libri si dice che sono contenitori di informazioni, di nozioni, di emozioni? Ecco che Eugenio Miccini, protagonista della poesia visiva, costruisce un contenitore a forma di libro che custodisce una serie di libriccini in miniatura, grandi come una scatola di fiammiferi. Ancora. Un libro può essere un oggetto di censura, anzi essere ciò che il potere, qualunque esso sia, teme di più? Ecco che Elisabetta Gut propone un ironico Libro ingabbiato: un minuscolo volume rinchiuso dentro una gabbietta per grilli. Insomma, le idee sono tante, e tutte diverse. Intendiamoci, in mostra non mancano nemmeno quadri nel senso classico del termine. Libri, dipinto da Salvo, per esempio, è una splendida natura morta che, al posto di vasi, tazze, fiori o oggetti, è composta da un gruppo di volumi l’uno vicino all’altro. A volte, poi, i libri diventano raccolte di composizioni colorate, come quello di Vincenzo Ferrari; di interventi gestuali, come quello bucato di Lucio Fontana; di fogli rischiarati da una luce mentale, come quello di Spalletti.
Tuttavia la maggior parte delle opere in mostra modificano e manipolano l’oggetto-libro. Tra le più impressionanti c’è un’opera di Kiefer dal titolo profetico, Aperat terra et germinat Salvatorem (La terra si apre e genera il Salvatore): un libro-scultura dalla copertina incrostata di segni e di materia. Altrettanto intenso è il Libro bruciato di Rauschenberg, protagonista della Pop Art americana, qui presente con un esito insolitamente drammatico. E, ancora, vanno citati i libri di marmo della Bentivoglio e di Baruchello; quello lirico, pieno di stelle, di Bonomo Faita; la «scatola magica» di Gabriella Benedini. Che cos’è un libro, insomma, si sa. «Liber», in origine, indicava la sottile lamina posta sotto la corteccia degli alberi, che era utilizzata per scrivere, prima che venisse introdotto l’uso delle foglie di papiro. Eppure, dopo aver visto questa mostra, ci si accorge che un libro può essere due cose: la prima è un libro vero e proprio.

La seconda è tutto il resto.

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