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Sicurezza, i dubbi del Colle: "Rilevanti criticità" Da Palazzo Chigi la replica: "Ne terremo conto"

Napolitano promulga il "pacchetto sicurezza" ma scrive una lettera a governo e Camere per manifestare "perplessità per le norme" che presenta "disposizioni di dubbia coerenza con i principi generali"

Sicurezza, i dubbi del Colle: "Rilevanti criticità" 
Da Palazzo Chigi la replica: "Ne terremo conto"

Roma - Via libera dal Quirinale al "pacchetto sicurezza". Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha promulgato la legge ma, al contempo, ha anche preso carta e penna per rivolgere alcune critiche al governo. Una lettera di cinque pagine nelle quali il Capo dello Stato indica "rilevanti criticità" della legge sull’immigrazione, che pure promulga per non sospendere norme che rafforzano il contrasto alla criminalità organizzata. Il capo dello Stato scrive al governo - e per conoscenza ai presidenti delle Camere - puntando l’indice contro il reato di clandestinità e il via libera alle ronde previsti dalla legge. "Il presidente della Repubblica - scrive nel testo - non può restare indifferente dinanzi a dubbi di irragionevolezza e di insostenibilità che un provvedimento di rilevante complessità e evidente delicatezza solleva, per taluni aspetti, specie sul piano giuridico".

Le perplessità del Colle Il Quirinale manifesta perplessità e preoccupazioni per l’insieme del provvedimento che, ampliatosi in modo rilevante nel corso dell’iter parlamentare, "risulta ad un attento esame contenere numerose norme tra loro eterogenee, non poche delle quali prive dei necessari requisiti di organicità e sistematicità". In particolare "si rileva la presenza nel testo di specifiche disposizioni di dubbia coerenza con i principi generali dell’ordinamento e del sistema penale vigente".

La lettera al governo Su tali elementi di criticità il presidente Napolitano ha ritenuto di richiamare l’attenzione del presidente del Consiglio e dei ministri dell’interno e della giustizia per le iniziative che riterranno di assumere, anche alla luce dei problemi che può comportare l’applicazione del provvedimento in alcune sue parti. La lettera, ampiamente argomentata, è stata inviata, per conoscenza, anche ai presidenti del Senato della Repubblica e della Camera dei deputati.

Espulsioni: effetti paradossali Le nuove norme sulle espulsioni dei clandestini contenute nella legge sull’immigrazione avranno un effetto "contraddittorio e paradossale", pòrosegue Napolitano nella sua lettera. Quello di "non rendere più punibile, o al più punibile solo con un’ammenda, la condotta del cittadino extracomunitario che fa rientro in Italia pur dopo essere stato materialmente espulso". Napolitano sottolinea che , in precedenza, per casi di questo tipo erano puniti "con la reclusione da uno a cinque anni". 

Replica di Palazzo Chigi Il governo esprime soddisfazione e apprezzamento per la promulgazione da parte del Capo dello Stato della legge sulla sicurezza. Palazzo Chigi sottolinea inoltre che le considerazioni del Capo dello Stato saranno valutate attentamente e che si terrà conto delle notazioni e dei suggerimenti espressi dal presidente Napolitano già a partire dalla prima applicazione della legge stessa. 

Di Pietro all'attacco "Sono profondamente addolorato - dice Di Pietro - per questa continua titubanza del presidente della Repubblica nel prendere in mano la situazione". In particolare, il leader di Idv contesta la scelta di Napolitano di promulgare la legge, limitandosi a mettere per iscritto le sue perplessità: "Se è vero, come è vero, che questa legge sulla sicurezza contiene aspetti dubbi per ciò che riguarda la coerenza con la Costituzione, il suo dovere (del capo dello Stato, ndr) era di rinviarla alle Camere, non di approvarla lamentandosi". Per Di Pietro "questo lamento è solo un grido al vento, che ammanta di ipocrisia una legge che doveva tornare alle Camere ed essere espulsa dall’ordinamento". 

Pd: confermate le preoccupazioni "Le parole del presidente della Repubblica - affermano gli esponenti del Pd Lanfranco Tenaglia e Marco Minniti - confermano le preoccupazioni che noi avevamo per lungo tempo espresso nel corso del dibattito parlamentare e avremmo voluto che fossero ascoltate e valutate con più attenzione da parte del governo e della maggioranza. Si è invece proceduto a colpi di fiducia, anche per tacitare riserve e dissensi presenti all’interno della maggioranza".

Casini: ascoltare il Quirinale Il governo la smetta di fare decreti e di porre la fiducia e lasci al parlamento la possibilità di lavorare per evitare altre "figuracce" come quella di oggi sul pacchetto sicurezza promulgato dal presidente della Repubblica con una serie di rilievi. Lo chiede Pier Ferdinando Casini, leader dell’Udc. Poi Casini in vista dell’esame del dl sulla manovra avverte l’esecutivo: "Fermatevi sulla strada della decretazione d’urgenza e della fiducia perché il Parlamento non può essere sottratto dal suo impegno a discutere serenamente".

Alfano: "Se necessario faremo modifiche" "Io ne farò tesoro - ha aggiunto il Guardasigilli  Angelino Alfano riferendosi alla lettera di Napolitano - la studieremo con attenzione, se dovesse essere necessario valuteremo eventuali modifiche. Ma Napolitano ha deciso di promulgare". Alfano inoltre ha espresso soddisfazione perché, ha detto, il presidente Napolitano ha "riconosciuto tra le ragioni a favore della promulgazione l’inasprimento del carcere duro per i mafiosi, che adesso diventa durissimo, e l’inserimento di sanzioni importanti contro le infiltrazioni mafiose negli appalti e nella pubblica amministrazione. E questi sono i provvedimenti che io ho voluto particolarmente".

Pera: violata la Costituzione "Le cinque pagine di perplessità e preoccupazioni espresse dal Presidente della Repubblica sulla legge sulla sicurezza - dice l'ex presidente del Senato, Marcello Pera - sono palesemente fuori dai poteri che la costituzione gli assegna. Il presidente non può intervenire sul merito politico dei provvedimenti, per di più in modo selettivo come ha fatto in questa circostanza. Se egli ha dubbi o rilievi fondati di incostituzionalità e non intende promulgare una legge, può solo inviare un messaggio formale alla camere. Il Presidente non può neppure rivolgersi direttamente ai ministri, perchè, sempre per costituzione, egli non ha alcuna responsabilità politica né essi possono prevaricare la libera volontà del parlamento.

Non è la prima volta che il Presidente della Repubblica si comporta in questo modo: già in passato, egli ha introdotto surrettiziamente nella costituzione istituti non previsti, ora con le lettere al Presidente del Consiglio, ora con moniti al governo, ora con la esternazione delle sue opinioni preventive o durante l’iter parlamentare".

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