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Con Snam divisa da Eni il prezzo del gas scende

L’ingresso di operatori indipendenti nel trasporto porterà vantaggi alle famiglie e con la ripresa dei consumi può rendere l’Italia un hub mediterraneo del settore

Con Snam divisa da Eni il prezzo del gas scende

La bozza sulle liberalizzazioni prevede la separazione di Snam da Eni: i tubi che trasportano il gas in Italia non saranno più di proprietà dell’ex monopolista. Una rivoluzione. Per la quale in molti hanno sbattuto la testa contro la caparbietà prima di Vittorio Mincato e poi di Paolo Scaroni (gli ultimi due leader del cane a sei zampe). La vicenda è molto complicata e cerchiamo di renderla semplice. L’Italia non solo è uno dei Paesi al mondo che consuma più gas, ma è anche quello che lo paga più caro tra i grandi in Europa. Una famiglia italiana mediamente spende 1.000 euro in gas e 500 in elettricità. Inoltre più della metà della corrente di casa nostra arriva da centrali che bruciano appunto gas.

Fino a pochi anni fa il gas arrivava per dei grossi tubi di proprietà dell’Eni. Con la graduale apertura del mercato al consumo, i concorrenti dell’Eni si sono trovati nell’imbarazzante condizione di non avere spazio in questi benedetti tubi per importare gas comprato all’estero. Alcuni di loro (Edison) hanno investito nei cosiddetti rigassificatori (un miliardo per quello di Rovigo) e cioè enormi serbatoi nei quali il gas liquefatto viene depositato attraverso delle navi cisterna. Era l’unico modo per portare il gas in Italia, visto che i tubi erano già occupati per gran parte proprio dal gas dell’Eni. Che con contratti in genere di 25 anni, bloccava di fatto il mercato. Questa è la storia passata. Ma che paghiamo ancora oggi.

Nel frattempo però sono cambiate un po’ di cosette. Gli Stati Uniti, che nel passato divoravano gas comprando in giro per il mondo, grazie alle nuove tecnologie sono riusciti a diventare da importatori ad esportatori di gas. In Italia, come nel resto del mondo, la crisi economica ha ridotto i consumi. Diciamo che la nostra bolletta (circa 80 miliardi di metri cubi l’anno) è fatta per un terzo di gas consumato dalle famiglie, per un terzo dalle industrie e per il restante terzo dalle centrali elettriche. La crisi ha ridotto la richiesta delle centrali e delle imprese. Infine (terzo fattore) l’Eni è stata costretta a rendere più capienti i propri tubi, in particolare quelli provenienti dall’Algeria e dalla Russia. A ciò si aggiunga la costruzione dei famosi rigassificatori: quello di Edison importa gas liquefatto pari ad un decimo dell’intero consumo nazionale.

La sintesi è presto fatta. Gli americani non comprando più gas all’estero ne hanno ridotto le quotazioni. I tubi e i serbatoi italiani sono diventati più capienti. E gli italiani hanno smesso la corsa agli aumenti del consumo. Un cocktail micidiale per l’industria del gas: siamo in una vera e propria bolla. Con l’aggravante che i grandi contratti pluriennali del gas li abbiamo fatti quando i prezzi erano altissimi. Ecco servito l’alto costo per le famiglie italiane.

Cosa c’entra tutto ciò con la liberalizzazione di Snam?

1. Nel breve periodo i vantaggi per i consumatori saranno ridotti. Poiché il tema non è più il nodo all’importazione, ma i vecchi contratti molto onerosi fatti da Eni, Edison e simili.

2. Un operatore dei tubi indipendente potrebbe però in teoria essere più neutrale nel trasporto in Italia del cosiddetto gas spot. Quello che si compra nel Nord Europa, a circa il 30-40 per cento in meno di quanto oggi siano obbligati a fare i colossi, e per questa via si potrebbero nel tempo vedere grandi benefici per i consumatori.

3. Soprattutto per un Paese senza nucleare, la domanda di gas riprenderà la sua corsa. Ed avere tubi indipendenti e una struttura concorrenziale sarà utile.

4. Come dimostra il caso Terna (la società che gestisce l’infrastruttura elettrica e che fu scorporata anni fa dai cuginetti dell’Enel), le reti separate dai gestori portano un mucchio di investimenti e maggiore competitività. Chissà dove sarebbero schizzati i prezzi dell’elettricità senza di essa.

E inoltre si potrebbe avverare il grande sogno di Alessandro Ortis (ex numero uno dell’Authority per l’energia) di rendere il nostro Paese un hub mediterraneo del gas.

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